Spari, elicotteri, commando, Parigi trasformata in zona guerra

StrettoWeb

Members of the French national police intervention group (BRI) arrive at the scene where a female police officer was shot dead in Montrouge, a southern suburb of Paris on January 8, 2015, a day after Islamist gunmen stormed the office of satirical magazine Charlie Hebdo, killing eight journalists, two police and two others. A policewoman who was shot by a gunman wearing a bullet-proof vest just outside Paris has died and a second victim is in serious condition, police said on January 8. The man escaped after the attack on Thursday morning, which comes just a day after a deadly Islamist assault on satirical magazine Charlie Hebdo left 12 dead, although no link has yet been established between the two incidents.   AFP PHOTO/ KENZO TRIBOUILLARDPrima l’attesa lunga, snervante. Poi esplosioni, pallottole e d’improvviso la fine sanguinosa dell’incubo che da tre giorni angoscia a Francia.
I parigini correvano al riparo in preda al panico tra spari ed esplosioni mentre in una vicina cittadina due sequestratori islamisti morivano sotto le raffiche di mitra dei corpi speciali, nel giorno in cui il cuore della Francia si è trasformato in una zona di guerra. Una violenza inimmaginabile fino a oggi nella Ville Lumiére ha posto fine a tre giorni di tensione brutale, con una caccia serrata i due fratelli islamisti che mercoledì hanno massacrato 12 persone nelle sede del giornale satirico Charlie Hebdo.
All’est di Parigi la polizia ha fatto irruzione in un supermercato ebraico dove almeno un uomo armato aveva preso varie persone in ostaggio. Le esplosioni hanno scosso il quartiere, una ha fatto saltare le vetrine del negozio, ed è scoppiata la sparatoria, mentre le teste di cuoio entravano nel locale. “E una guerra!” gridava una madre trascinando via la figlia. Il sequestratore è stato ucciso con quattro ostaggi, mentre altre quattro persone sono gravissime, ma molti sono riusciti a mettersi in salvo, tra le corse delle ambulanze e un ingorgo di veicoli di emergenza e di polizia, sotto l’occhio degli elicotteri.
Qualche momento prima le forze speciali della gendarmeria erano entrate in una tipografia di Dammartin-en-Goele, fuori dalla capitale francese. Lì si trovavano trovavano i due presunti autori del massacro di Charlie Hebdo, insieme a un impiegato, che è rimasto nascosto anche ai due jihadisti. Tra il fumo delle esplosioni i due fratelli, a cui migliaia di agenti davano al a caccia di 48 ore, sono usciti sparando e sono stati abbattuti. Un epilogo tragico di una caccia all’uomo che ha impegnato migliaia di agenti del corpi di élite arrivati a Dammartin-en-Goele e alla Porte de Vincennes in attesa dells battaglia inevitabile. “E’ successo tutto molto in fretta. Abbiamo visto gli elicotteri e i corpi speciali tutto intorno, abbiamo iniziato ad avere un po’ di paura” ha detto Stephane, 45 anni, costretto a uscire dalla sua casa nella cittadina tranquilla a una quarantina di chilometri da Parigi. “Ci hanno dato appena il tempo di prendere un cappotto, ora aspettiamo”. I cecchini si sono messi in posizione sui tetti e sono arrivate decine di camionette di rinforzi di polizia. Agenti con maschera e casco e armi automatiche in mano seguivano la scena dagli elicotteri, ma non hanno atteso a lungo. All’Hotel Ruisseau, nella capitale, di fronte al negozio di alimentari kosher, lo shock è stato altrettanto forte. Gli ospiti si erano appena seduti a pranzo quando una sparatoria è scoppiata dall’altra parte della strada, nel momento in cui il sequestratore ha occupato il negozio, un nuovo incubo per la capitale. Quasi immediatamente la polizia ha cordonato l’area chiudendo al traffico la périphérique, l’arteria circolare che collega le varie zone di Parigi. “Abbiamo sentito degli spari, è successo tutto molto in fretta” ha detto il direttore dell’albergo all’Afp. “Ci hanno ordinato di stare nascosti all’interno e di chiudere le tende”. Anche loro non hanno aspettato a lungo. in una pioggia di fuoco e piombo, la tragedia si è chiusa.

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