Parkour: evasione e senso di libertà anche per i giovani di Gaza [FOTO e VIDEO]

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Questo sport, ancora non molto conosciuto, fa leva su valori come il rispetto per l’ambiente

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Il parkour, detto anche PK, è una disciplina nata in Francia all’inizio degli anni ’90 che prevede un’attività fisica frenetica, fatta di corse, salti, arrampicate su scale, cornicioni, inferriate, insomma su qualsiasi tipo di struttura urbana presente nelle nostre città. Esso a prima vista può apparire come uno sport qualsiasi, ma se analizzato con più attenzione può assumere dei risvolti sociali semplicemente cogliendo il suo insito messaggio. Il parkour, innanzitutto, mira a sfruttare le aree periferiche, magari abbandonate, delle nostre città. Esso non utilizza nessun “attrezzo” in particolare bensì tutto quello in cui, in paesaggio tipicamente metropolitano, possiamo imbatterci. Di conseguenza il parkour sensibilizza i praticanti e non solo questi, al rispetto dell’ambiente che li circonda. Un altro tema su cui è sensibile tale tipo di sport è l’abbattimento delle barriere architettoniche. Questo sport si è così tanto consolidato nella cultura giovanile italiana che “la Provincia di Roma nel dicembre 2007 ha riconosciuto il parkour come importante vettore di comunicazione per trasmettere ai giovani l’importanza di affrontare ogni problema nel rispetto di se stessi e dell’ambiente circostante”.

I risvolti sociali, a cui abbiamo fatto cenno finora, assumono ancora più valore se a praticare questa disciplina sono i ragazzi che vivono una realtà difficile come quella che si riscontra nella striscia di Gaza. Come si evince dalle foto, infatti, questo sport può rappresentare un modo per sperimentare quel senso di  evasione e di libertà che troppo spesso manca ai giovani che vivono in questa terra martoriata dalle guerre e dall’odio. Esso può essere, inoltre, il veicolo per avvicinare diverse culture al rispetto della natura e dell’ambiente che ci circonda.


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