Messina, il nodo della cravatta: se il parapiglia si regge sul nulla

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onore al merito (33)Isola sì, isola no. Cravatta sì, cravatta no. Messina è una citta strana, dove le notizie passano in secondo piano e l’opinione pubblica si divide sulle quisquilie. La giornata di oggi è a suo modo emblematica.

A Palermo, nella sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, si sarebbe dovuta discutere l’annosa questione della vertenza-Stretto. Ricordate la manifestazione di San Valentino? L’amore per il “ferribotte”? Il coro unanime di sindacati e amministratori contro la dismissione dei treni a lunga percorrenza? Ricordate l’altolà del primo cittadino alla soppressione del diritto alla mobilità? Bene, questi temi avrebbero dovuto costituire l’ordine del giorno di un tavolo istituzionale.

Invece la decisione del sindaco di presentarsi in abiti poco consoni, la classica t-shirt “Free Tibet”, ha generato un curioso parapiglia. “Così non si può entrare” hanno detto i funzionari del Parlamento regionale. accorintiIo rappresento 250.000 elettori” ha replicato indispettito Accorinti. Alla fine una scarsa elasticità mentale delle parti ha vanificato qualsiasi proposito.

Ora, escludere un sindaco per il suo guardaroba appare francamente fuori luogo, ma anche la scelta di presentarsi “senza giacca e cravatta” – per dirla con Nino D’Angelo – è discutibile. Sì, perché se l’uomo della strada ignora il regolamento dell’ARS, chi siede sullo scranno più alto di Palazzo Zanca non può fare altrettanto.

Creare un caso, finire sui media nazionali per simili scempiaggini, desta profondo imbarazzo nell’intera comunità siciliana. Se il muro contro muro fosse sorto sul Piano di Riequilibrio, avremmo potuto verificare le opposte ragioni. In tale contesto, francamente desolante, vediamo solo i torti di entrambe le parti. La politica è una cosa seria: capricci e dispetti andrebbero tenuti in serbo per la ricreazione.

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