Messina, Zona Falcata: un diamante grezzo [FOTO]

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Messina, terra di bellezze marine e terrestri, ma anche depositaria di storia: la Zona Falcata e il mistero del suo degrado

Messina- Madonnina del Porto- zona falcataCi fu un tempo in cui vedemmo gruppetti di amici, armati di macchine fotografiche o semplicemente col vento tra le dita, camminare lungo il cavalcavia e, giunti alla fine, virare verso sinistra. Ci fu un tempo in cui vedemmo folti gruppi di studenti, capeggiati da un uomo in giacca zafferano, con un paio di baffi al posto del sorriso, dirigersi verso la medesima direzione. Dove andavano tutti? Verso quello che potremmo chiamare il tesoro nascosto e abbandonato della città di Messina, crogiolo di storia affacciata sul mare e immerso nella bellezza di una natura ribellatasi al lavoro dell’uomo, ma incapace di sgorgare in tutta la sua genuinità per via di quella strana tendenza dell’essere umano ad abusare dei luoghi, compresa casa propria: la Zona Falcata. L’aura di leggenda che accompagna la pronuncia di questo spazio è nota ai più: altrettanto nota è la disdicevole incuria umana che ha portato questo avamposto di bellezza al degrado totale, ricacciandolo dalla lista delle bellezze zanclee e relegandolo ad opportunità esperenziale per pochi avventurosi e scolaresche obbligate.

zona-falcata-messinaAnche noi fummo tra quegli scolari, e ricordiamo il giorno in cui, tra lo svogliato e il moderatamente curioso, conducevamo il passo ciondolante sulle orme di Franz Riccobono, Cicerone d’eccezione, che illustrava ai nostri occhi distratti da quell’incontro di pietre, sole e acqua, la storia del luogo. Ma riponendo i ricordi nel cassetto e accantonando il prepotente lirismo, facciamoci seri, perché l’argomento lo richiede: tutti ci chiediamo perché un posto così bello debba essere rifugio di sporcizia e indecoro. A venir a conoscenza del reale motivo, potremmo svenire: un balletto perpetuo tra autorità competenti e comune lascia in ballo la povera cittadella, che è costretta a condividere l’aria col dirimpettaio Ecomostro. Milioni, miliardi di proposte sono state avanzate per la riqualificazione dell’area, mille associazioni sono sorte adottando il vessillo della cittadella, ma niente: non c’è stato nulla da fare; soldi, non ce n’è (e quando mai). Un sorriso amaro sgorga sul viso, e questo è dettato dal fatto che non è concepibile che un luogo depositario di natura e storia non possa essere restituito alla fruizione dei cittadini e dei tanti turisti che giungono in città. La città potrebbe usufruire di un lungomare centralissimo, a due passi dal viale, in cui godere della brezza marina: ma non può, e non si capisce bene perché.

zona falcata 1 (5)Ma sbagliano, sbagliano coloro che, perpetuando nell’incuria, suppongano che il sito venga abbandonato: il suo paesaggio disastrato, il suo abbandono e la rivalsa che la natura sta operando sull’architettura dell’uomo, la tranquillità e anche la solitudine del posto hanno attirato quei gruppetti di cui dicevamo, nonostante l’insicurezza e il degrado che la circondi. E non è che ci voglia chissà quale incredibile dispendio di denaro, racimolato da chissà che fondi regionali, nazionali, europei, continentali, mondiali: non pensiamo immediatamente a realizzare ristoranti extra-lusso pentastellati; volgiamo il pensiero gradatamente, curandoci primariamente del suo basico decoro. Basterebbero 1000 cittadini volenterosi, armati di guanti e sacchetti, a ripulire la zona, a restituirle la bellezza che ella, gratuitamente, ci dona. Come a dire che, a volte, vale più un dito disinteressato che una banconota fin troppo salata. Basta volerlo.

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