Reggio, la dura critica sul Castello Aragonese: “spieghiamogli la differenza tra restauro e scempio”

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Castello Aragonese Reggio Calabria“Sgomento. E’ questo che ho provato quando, tra famiglie con vestito buono e piccoli imprenditori con sorriso scaduto, biondone su tacco 18 e giovanotti gellati, seguivo il flusso di quel fiume umano cercando il Castello… ci arriverò prima o poi, pensavo…l’ho chiesto persino alle hostess  (in quantità impressionante!): Scusi, le sale del Castello dove sono?… Ma certo, ero già dentro il Castello! Che idiota, non me ne ero accorta! Che vuoi? Un profano si aspetta i muri di pietra, magari col muschietto birichino, le feritoie, da antiche armi ferite, le scale a chiocciola strette che hanno fatto accelerare i battiti di altri mille cuori prima del suo… Si aspetta persino di trovare armature e suppellettili dell’epoca, magari anche la Sala del Re! Ma è ignorante, e non comprende la “Rinascita” che trasuda da quei muri di cemento, dalle finestrelle tirate a lucido col flatting noce scuro e quella bella fioriera piazzata lì a far da sfondo ai selfie, non coglie la finezza dell’impianto elettrico a vista verniciato di marrone antico, non viene rapito dalle luci sfolgoranti e non si sente “evoluto” guardando l’ascensore che stupra le mitiche mura! No, lui sceglie le scale e continua a cercare il Castello. Non ha ancora capito che pure quello si sono fregati”. 

Fabrizia Zampaglione

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