No Tav, udienza preliminare rinviata al 10 luglio. Oltre 50 poliziotti chiedono di costituirsi parte civile

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Riprenderà martedì prossimo, 10 luglio, il procedimento per i 46 attivisti No Tav, relativo agli scontri avvenuti la scorsa estate in Val di Susa. Tra gli uomini delle forze dell’ordine, sono oltre 50, i poliziotti, finanzieri e carabinieri che chiedono di costituirsi parte civile nell’udienza preliminare aperta oggi. Sono supportati dall’azione dei sindacati di Polizia (Sap, Siap, Ugl e Siulp), e il sindacato della Guardia di Finanza, Cobar Gdf Piemonte.
Ad avanzare la stessa richiesta è anche la Ltf, societa’ responsabile della parte comune italo-francese del futuro collegamento Torino-Lione, e i curatori fallimentari della Italcoge, l’azienda che aveva realizzato dei lavori per la recinzione intorno all’area di cantiere.
Pare che nessuno degli imputati chiedera’ di essere giudicato con il rito abbreviato o di patteggiare la pena. Intanto, il giudice Edmondo Pio ha respinto le eccezioni su alcune irregolarità nella notifica degli atti segnalate dal Legal Team No Tav, ritenendole forse sanate entro le prossime udienze.
Al termine dell’udienza di oggi si è sbloccato anche il presidio che si era formato di fronte all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino, dove per 4 ore i manifestanti hanno occupato la strada, causando diversi disagi alla circolazione. I militanti avevano anche intralciato i binari e un tratto di corso Vittorio Emanuele II, all’angolo con il Tribunale.La protesta è stata animata da slogan come  ”Via le truppe dalla Val Susa” e ”Libertà”, o striscioni con scritto ”Torino e cintura, No Tav, sara’ dura” e ”Terrorista e’ lo Stato”.
Un poliziotto si è contuso leggermente a un polso mentre i tre militanti in carcere venivano portati via dal retro del Tribunale, nel tentativo si tenere a bada un gruppetto che aveva tentato di avvicinarsi.
Al termine dell’udienza, Cladio Novaro, legale di 14 degli imputati, ha dichiarato: ”Abbiamo scelto il rito ordinario perche’ abbiamo importanti cose da dire e abbiamo da riempire di contenuti il processo col nostro punto di vista”. ”Il nostro interlocutore istituzionale vero – ha aggiunto Novaronon e’ il giudice per le indagini preliminari ma sara’ il Tribunale. Il processo pubblico e’ una scelta degli imputati, che hanno deciso per questa strada perche’ si presta di piu’ al contraddittorio e all’acquisizione di nuove prove, consentendoci di smontare alcuni passaggi di ricostruzione storica che la Procura ha veicolato negli atti in questo momento. A me – ha concluso – non piace parlare di processo politico, perche’ i processi si fanno in contraddittorio con le altre parti”.

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