Messina, giochi di potere: l’inciucio con Genovese e Pd salva Accorinti ma il Re è sempre più nudo e la città piange

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Messina, la lunga notte di Accorinti: salvo grazie all’inciucio con Pd e Genovese

genovese accorintiAlla fine, dopo le 03:30 del mattino, i consiglieri comunali, gli addetti ai lavori e i tifosi presenti sugli spalti sono usciti da Palazzo Zanca con la filodiffusione di “Bella Ciao”, come se fosse una delle peggiori feste di paese, una sagra campagnola o un partigiano Festival di nonsoche. Peccato che si trattasse dell’istituzione cittadina che dovrebbe essere più vicina alla gente, quel Palazzo Zanca oggi sempre più lontano e isolato rispetto alla città. E’ durato oltre dieci ore il consiglio comunale messinese più importante e delicato della legislatura: i partiti centristi (Ncd e Udc) avevano presentato una mozione di sfiducia contro il Sindaco Accorinti, che alla fine dopo una lunga maratona è riuscito a salvarsi grazie a un clamoroso inciucio con quelli che fino a qualche anno fa additava come i suoi peggior nemici. I voti di Forza Italia e Pd, infatti, hanno salvato il primo cittadino dall’animo grillino e dalla fervida convinzione nopontista. Da un lato i suoi discorsi filosofici, toccanti e a tratti commoventi sul suo impegno per il bene della città, sulla democrazia, sul popolo, sul karma (non quello più piacevole di Gabbani, però. Accorinti ha arringato senza scimmie accanto). Dall’altro l’inciucio che se in altri tempi l’avessero fatti Pd e Pdl, apriti cielo… 

LaPresse/Carmelo Imbesi
LaPresse/Carmelo Imbesi

Accorinti resta Sindaco, ma è come un Re sempre più nudo: su 40 consiglieri comunali, ben 23 hanno votato per la sfiducia. Ne servivano 27 per sfiduciarlo, quindi il tentativo centrista è fallito. Ma Accorinti si ritrova con una maggioranza sempre più debole e minoritaria. Infatti soltanto in 10 hanno votato contro la mozione di sfiducia, mentre 5 si sono astenuti (due erano gli assenti). Il Sindaco, quindi, continuerà a non poter governare una città che oggi – per l’ennesima volta – piange. Piange perché ha un destino di paralisi almeno per un altro anno e mezzo. Infatti Accorinti rimarrà Sindaco fino a Giugno 2018, quando scoccheranno i 5 anni dopo l’elezione di Giugno 2013. Un incubo per i cittadini che in questi anni hanno visto una città ferma, immobile, inevitabilmente regredire con l’incapacità della classe dirigente di arginare la crisi e adottare provvedimenti che portassero crescita e sviluppo. E’ tutto fermo: Accorinti nel 2013 è diventato Sindaco ottenendo poco più di 19 mila voti su 202 mila elettori. Ha raggiunto per un soffio il ballottaggio dove poi è andato a votare appena il 45% degli aventi diritto e si è ritrovato ad amministrare una città rappresentando una piccolissima minoranza dei cittadini e senza i numeri in consiglio comunale. I risultati sono stati quattro anni di imbarazzante paralisi: dei suoi progetti tanto decantati in campagna elettorale non si sono viste neanche le briciole, palesando il grande fallimento della teoria nopontista e dimostrando che proprio senza Ponte questa città e questa terra non possono avere un futuro florido e ricco.

BALLOTTAGGI: ACCORINTI (NO PONTE) VINCE A MESSINAAdesso quest’incubo continuerà per un altro anno e mezzo, quando saranno – finalmente – nuovamente i messinesi ad esprimersi, con la speranza che possa in questo lasso di tempo emergere un’alternativa politica valida, solida e concreta. Intanto registriamo il dato politico: l’inciucio tra Accorinti, Genovese e il Pd. Infatti il Sindaco s’è salvato soltanto grazie ai voti di tre consiglieri comunali del Partito Democratico che hanno votato contro la sfiducia e ai 4 consiglieri nell’orbita di Genovese e di Forza Italia che hanno deciso di astenersi. Giochi di potere: la città rimane ingovernabile visti i numeri in consiglio (è netta la maggioranza di coloro che hanno votato contro il Sindaco e che verosimilmente continueranno a fare opposizione in ogni provvedimento), ma il buon Renato dovrà certamente tener conto dell’aiuto di Pd e Genovese a cui evidentemente dovrà riconoscere qualcosa per questo sostegno. E’ il peggio della vecchia politica che Accorinti aveva combattuto in campagna elettorale: stanotte ha vinto, ma l’ha fatto nel modo peggiore possibile. Deludendo anche quei pochi che l’avevano votato proprio come simbolo dell’antipolitica e che in quanto tale hanno continuato a sostenerlo anche in questi anni senza nascondere l’immobilismo e l’incapacità amministrativa, ma forti della sua onestà, moralità politica e differenza dagli “inciuci” degli altri. Ecco, stanotte a Palazzo Zanca s’è consumato il più clamoroso inciucio della recente storia politica peloritana.

In fondo a queste latitudini più o meno da sempre funziona così. La più grande verità ce la portiamo dietro dal “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa: tutto cambia perché nulla cambi“. E a Messina, stanotte, nulla è cambiato.

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