Reggio, 12 arresti: colpite le cosche Rosmini-Caridi, tutti i dettagli

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“Quando sono arrivato a Reggio, la prima cosa che mi ha colpito è che nei supermercati non ci fossero buste di plastica, ma solo di carta, oggi sappiamo il perché”. Ha esordito così il Questore di Reggio Calabria Guido Longo in conferenza stampa, per spiegare i dettagli dell`operazione che ha portato in carcere dodici persone legate alle cosche Rosmini-Caridi egemoni nella città dello stretto. E` una delle aziende sequestrate nel corso dell`operazione, infatti, opera proprio nel settore delle buste e del materiale cartaceo. L`impresa Cartaruga ,oggi finita sotto sequestro, era gestita da prestanomi del clan Rosmini che era riuscito ad imporre in regime di sostanziale monopolio, mettendo a margine anche cosche storiche come quelle dei Labate e dei Lo Giudice e imponendo le proprie buste a tutti gli operatori della grande distribuzione, presenti nel territorio reggino: Dallo Spaccio alimentari, al Quiper, dallo Sma al Doc Market da Gdm a Sisa, e così via dicendo, tutti dovevano comprare le buste dal clan Rosmini. “Questa operazione è il prosieguo logico di precedenti attività investigative come Alta Tensione 1 e 2 e San Giorgio che hanno ricostruito gli equilibri criminali della zona sud di Reggio città, vessata da una pluralità di cosche, nemiche ai tempi della guerra di ndrangheta, ma che dalla fine degli anni ’90 sulla spartizione degli affari hanno costruito un nuovo regime di concordia”, ha spiegato il procuratore capo facente funzioni Ottavio Sferlazza che, complimentandosi con il lavoro svolto dagli uomini della squadra mobile ha fatto notare come nonostante i colpi inferti i clan fanno presto a generare nuove leve. Diversi i soggetti coinvolti nell`operazione e diverse le accuse ed i ruoli, che tra l`altro per Francesco Rosmini, Antonio Casili e Carmelo Mandalari sono quelli di associazione mafiosa ed in particolare della cosca Rosmini che controllava i quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio extra in “coabitazione” delle cosche “Borghetto – Caridi – Zindato” e “Serraino”. In particolare, l`indagine, coordinata dal Procuratore Stefano Musolino, ha svelato gli attuali vertici della cosca, guidata da Francesco e Diego Rosmini, mentre Casili aveva il compito di reperire ed acquistare armi, mediare i contrasti interni alle cosche e farsi carico delle necessità dei sodali detenuti. Carmelo Mandalari, uomo di fiducia di Diego Rosmini e di Paolo Alampi, aveva invece il compito di accompagnare i familiari di Diego Rosmini alle visite ai parenti detenuti, ma anche di riscuotere i proventi delle estorsioni ed il recupero dei crediti vantati dal sodalizio nella zona a sud della città. Ed è proprio nella zona sud che il clan aveva imposto il proprio dominio imponendo ” estorsioni a tappeto su tutte le attività commerciali nella zona di propria competenza”, ha detto il capo della Squadra Mobile Gennaro Semeraro, che ancora una volta ha sottolineato: “l’assoluto silenzio da parte da parte dei soggetti vessati”.

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