Le scritte di Locri, l’ennesimo urlo di disperazione che arriva dalle viscere della Calabria e lo Stato non capisce

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A Locri si mobilita il mondo dell’antimafia, ma che imbarazzo su quelle scritte: le voci di Gratteri e Sgarbi una piccola luce nel deserto dell’omologazione

scritte locri don ciotti sbirro più lavoro meno sbirriMentre a Locri va in scena l’ennesima buffonata dell’antimafia di facciata, con Sindaci, Governatori e potentati vari in sfilata in nome di quelle vittime della mafia che in queste ore si rivoltano nelle loro tombe, la Calabria e in modo particolare la locride sono tornate sulle prime pagine dei mass media nazionali, dai giornali alle TV, per quella che viene erroneamente dipinta come l’ennesima brutta storia di ‘ndrangheta. Ci riferiamo, ovviamente, alle scritte apparse ieri nei muri degradati della cittadina reggina dopo la visita del presidente Mattarella, su tutte “Don Ciotti sbirro” e “Più lavoro meno sbirri“. Un turbinio di polemiche e una levata di scudi generale, a partire dalle istituzioni reggine e calabresi con in primis il Sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il Sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà e il Presidente della Regione Mario Oliverio, che hanno condannato il gesto dandogli chissà quale importanza.

In realtà si è trattato dell’ennesimo urlo di disperazione che arriva dalle viscere di questa terra sventurata, e che lo Stato (a partire dalle sue propaggini territoriali) non riesce a capire. La mafia e la ‘ndrangheta, stavolta, non c’entrano proprio niente. Perché la ‘ndrangheta nel 2017 non scrive sui muri: fa affari, siede nelle stanze dei palazzi più pregiati (a partire da Roma e Milano, e giù di lì fino a Reggio Calabria e Provincia), gestisce business miliardari e non si preoccupa certo di andare a imbrattare i muri di Locri offendendo forze dell’ordine e paladini antimafia attirando tutte queste attenzioni.

Nicola-GratteriMolto chiare le parole del procuratore Nicola Gratteri: “non è certo stata la ‘ndrangheta a ordinare quelle scritte, sarebbe stato un autogol. La ‘ndrangheta non reagisce mai quando ci sono i riflettori accesi, e ieri c’erano 50 telecamere, gli inviati di importanti giornali nazionali. No, gli ‘ndranghetisti non sono degli stolti“. Gratteri ha anche sottolineato che le parole dette a Locri in questi giorni di manifestazioni sono “le stesse che si ripetono da decenni“, e tornando sulle scritte ha aggiunto: “non sono state fatte su ordine della ‘ndrangheta doc, quella che conosco io da 30 anni, le famiglie più importanti e più impegnate nel traffico di cocaina e nel riciclaggio. Non mi pare che queste siano così sciocche da mandare qualcuno a scrivere sui muri, la ‘ndrangheta doc si è sempre inabissata, ha cercato di intrufolarsi nel sistema legale con i suoi uomini, inserendoli nel circuito dell’antimafia, come Cosa nostra fa da decenni. La ‘ndrangheta non è come la camorra che spara per qualche bustina di droga”.

scritte locri don ciotti sbirro più lavoro meno sbirriE allora cosa sono quelle scritte, da cosa provengono e cosa significano? Basta guardare la foto accanto per accorgersi che le scritte sono forse la cosa meno degradata dell’immagine: il marciapiede a pezzi, il muro sbucciato. E’ un’immagine di degrado, povertà e miseria che testimonia meglio di ogni parola le attuali condizioni della Calabria, dove la gente soffre e non ha lavoro. A Reggio Calabria stanno chiudendo l’Aeroporto, letteralmente svenduto da una classe politica imbarazzante: fino a tre anni fa viaggiava stabilmente sui 600.000 passeggeri annui, era collegato con le principali città italiane ed europee. Poi sono arrivati Falcomatà e Oliverio, e in tre anni prima hanno chiuso le porte ad Alitalia, poi hanno fatto fallire la Sogas e adesso la principale città della Regione rimane isolata dal resto del Paese e del mondo. Tra 4 giorni Alitalia smetterà di volare sul “Tito Minniti” e tra poco più di due mesi anche l’ultima compagnia, Blu-express, abbandonerà lo scalo. Falcomatà ha promesso di dimettersi, è stato a Roma per una riunione snobbata persino dal Ministro del “governo amico” Delrio, e non ha ottenuto neanche le briciole.

Reggio Calabria Città SequestrataE in questa Regione ogni anno vengono sequestrate, con accuse di presunta mafiosità, migliaia di aziende, attività commerciali e turistiche che poi si rivelano totalmente estranee ad ogni attività criminosa. Ma intanto la gente perde il lavoro. Sempre Reggio Calabria è stato il primo comune capoluogo di provincia sciolto per presunzione di infiltrazioni della ‘ndrangheta, mai dimostrate. E i reggini non sono cretini: hanno scoperto il grande inganno quando, nei giorni degli arresti dell’inchiesta “Roma Capitale” che scoperchiava la cupola di corruzione e malavita infiltrata ai massimi livelli del Campidoglio, l’allora premier Renzi difendeva il compagno di partito (allora Sindaco) Marino spiegando candidamente a Bruno Vespa, durante una trasmissione di Porta a Porta, che “lo scioglimento dei comuni è una scelta politica, quindi non scioglieremo il comune di Roma“. Le scelte politiche che hanno affossato la Calabria, nei decenni e negli anni più recenti, dallo scioglimento di Palazzo San Giorgio alla chiusura dell’Aeroporto dello Stretto passando per le dimissioni dell’ex governatore Scopelliti, unico caso nella storia calabrese di Presidente dimissionario per la legge Severino a cui invece De Magistris e De Luca sono riusciti a scampare grazie ad appositi cavilli normativi, sono le scelte che hanno privato questa terra di libertà e democrazia, alimentando povertà, malessere e degrado.

Quelle scritte sono l’ennesimo urlo di disperazione di una terra di disperati a cui lo Stato oggi chiede soltanto di accogliere migliaia di altri disperati provenienti dal nord Africa senza fornire alcun tipo di supporto non solo per l’accoglienza, ma neanche per la sopravvivenza. Uno Stato sordo a questo drammatico urlo di disperazione che arriva dalla gente e che le istituzioni non riescono a capire. Che poi nessuno ha scritto che la mafia porta lavoro, si chiede soltanto che lo Stato faccia quello che deve fare per creare le condizioni di sviluppo e occupazione, anziché imporre una repressione massiccia che non porta a nulla. Sull’antimafia di professione, poi, è meglio stendere un velo pietoso: dopo i recenti fatti di cronaca giudiziaria, è normalissimo che da queste parti la gente perbene non si fidi dei professionisti dell’antimafia tanto quanto tiene le distanze da boss e affiliati ai clan.

Creare lavoro e benessere è, inoltre, l’unico modo per sconfiggere la mafia. E’ l’unica cosa che temono i boss. E quanto lavoro (e soprattutto sviluppo) avrebbe portato il Ponte sullo Stretto? Ma abbiamo preferito dire di “no”…

sgarbi07L’aspetto che fa più specie in tutta questa storia, è che l’appiattimento generale non riguarda solo i grandi mass-media e le TV. In Calabria nessuno dice le cose come stanno. L’unica mente brillante che ha avuto il coraggio di esporsi è stato quel genio di Vittorio Sgarbi, che la scorsa notte nella trasmissione di Maurizio Mannoni “TG3 Linea Notte”, è stato come sempre chiaro e puntuale. (Qui il video, l’intervento di Sgarbi sul tema a partire dal minuto 25). Riportiamo alcuni stralci dell’intervento di Sgarbi, che può servire soltanto ad aprire gli occhi su mafia, antimafia e le scritte di Locri: “credo che quelle scritte corrispondano ad una verità profonda, completamente opposta alla lettura che tutti stanno dando. Un’azione di repressione che agisce contro le persone oneste e non contro i criminali, è peggio della mafia. L’antimafia, in molte sue manifestazioni, è una cricca pericolosa di gente che si sostiene in nome di una battaglia che non fa più. Sciogliere i comuni per mafia non è coraggio, è viltà. Questa frase vuol dire: “perchè ci mandate tanti carabinieri e uomini di polizia come se fossimo tutti delinquenti, e non ci date invece il lavoro?”. Il presidente della Repubblica non può dare soltanto delle soluzioni che siano così ireniche, e dice che bisogna combattere la mafia. E certo, bisogna combattere la mafia, ma dove c’è. Invece lì i magistrati e i prefetti fanno carriera combattendo una mafia che non c’è, soprattutto i prefetti che vanno a commissariare i comuni prendendo diecimila euro ciascuno, con tre commissari prefettizi in ogni comune commissariato, al posto dell’amministrazione eletta dalla gente e che viene sciolta. Allora qui probabilmente scioglimenti, mancanza di lavoro, inducono non mafiosi, ma persone che rivendicano qualcosa, in maniera simile a quella dei tanto lodati che hanno attaccato Salvini, che siccome è Salvini quello va attaccato, facendo una gazzarra immonda a Napoli con il sostegno di un sindaco indegno di fare il sindaco, ex magistrato, che li sosteneva, ed Emiliano con lui…”

sgarbi15“Quindi – prosegue Sgarbi – dobbiamo guardare le cose come sono, altrimenti qui avremo mille persone contro quella scritta, e nessuno a dire che quella scritta risponde a un problema vero, non c’è lavoro. Ed è lo Stato che deve darlo, quel lavoro! Invece lo Stato è la vera mafia! C’è solo una repressione rispetto a realtà mafiose presunte. Quella frase è una burla, una presa in giro, come è una presa in giro quello che lo Stato non fa per il meridione, e quando fa, scioglie i comuni in cui non c’è nulla … Chi ha fatto quella scritta è un cretino che ha detto una mezza verità, voi celebrate l’antimafia di fronte a gente che non lavora. Era andato Mattarella pochi giorni prima e non aveva garantito niente. Chi sono questi magistrati poi alla fine? Sono tutti santi? Ricordate Ingroia? Com’era lodato Ingroia? E non è quello che adesso ha fatto peculato? E Don Ciotti è l’unico santo? E il giudice Saguto, che utilizzava in modo scorretto i soldi di società sequestrate alla mafia? Ci sono dei casi talmente inquietanti che io non me la prenderei con una scritta come questa, è uno sfogo e non farei troppa gazzarra a dire che è una cosa di mafiosi, perchè la vera mafia non la combatte nessuno. La vera mafia è nelle pale eoliche, nel fotovoltaico, nell’orrore contro il paesaggio, e non la combatte nessuno”.

sgarbi10Nel suo intervento televisivo, Sgarbi aggiungeva ancora: “Facciamo le riunioni per combattere la mafia e diciamo a parole di combatterla, ma poi nessuno va dove la mafia c’è. Cacciano i Sindaci che poi si scopre che non erano mafiosi ma vengono cacciati come tali, indagano le persone per mafia e poi non lo sono. Perché consentono di distruggere l’ambiente mettendo pale eoliche ovunque? Questi magistrati combattano la mafia davvero dov’è, non in astratto. Saviano è diventato miliardario con la camorra, ne ha avuto solo vantaggi. Ha avuto una scorta retorica, fatta apposta per creare la mitologia di un personaggio che diventa miliardario con la camorra, Vittorio Pisani della squadra mobile ha detto che non c’era alcuna necessità di quella scorta. Allora io dico, questi che non diventano miliardari e non diventano niente e sono poveracci, possono almeno protestare con una riga su un muro? O devono dire siamo d’accordo con Mattarella? E’ troppo facile solidarizzare con Don Ciotti, io solidarizzo con i cittadini calabresi che non hanno lavoro a Locri, e sono trattati tutti come mafiosi. Perché se tu nasci a Reggio Calabria ti accusano di essere mafioso, se nasci a Reggio Emilia non ti capita. E io sto parlando proprio di quest’azione di presunta mafiosità: don Ciotti stabilisce un grande fumo in cui tutto si dice, meno che risolvere i problemi di quei cittadini che hanno diritto di protestare. Possono scrivere stronzate, ma non sono mafiosi. Me la tirino fuori la mafia, la cerchino. Vedremo quando li prenderanno questi delle scritte, che sono stati immortalati dalle telecamere di videosorveglianza, che gran mafiosi che erano. Vadano a cacciare quelli che prendono un miliardo e seicento milioni di euro per far fare le pale eoliche in Sicilia. Come mai non le fanno in Umbria? Perché non ci sono in Toscana? Perché le fanno solo laggiù? Improvvisamente soltanto la Calabria e la Sicilia hanno bisogno dell’energia pulita?  E’ l’unica azione vera della mafia. I magistrati se ne sono accorti aprendo alcune inchieste 15 anni dopo di me. Brandi diceva che la strada più bella del mondo è quella che va da Palermo a Mozia, oggi lì ci sono 850 pale eoliche, la metà ferme, e non si è mosso nessuno di questi che gridano contro la mafia. Facessero azioni contro la mafia combattendola lì dove c’è, non con la mitologia di Matteo Messina Denaro che è colpevole di tutto. Lì la mancanza di lavoro è colpa di uno Stato che non fa nulla, e i cittadini protestano. E hanno ragione. Perché non dovrebbero protestare? Mattarella va lì, fa la solita cerimonia e non risolve nulla. Respingono uno Stato che non c’è. Se uno non ha lavoro a Locri e oltretutto viene chiamato mafioso, c’è una doppia ingiuria, di non cercare di far nulla affinché possa lavorare, e di non fare nulla per impedire che venga indagato essendo innocente. Quando tu hai un’indagine in cui vengono indagate 800 persone, e poi si scopre che 600 non erano mafiosi, qualcuno dovrà pur pentirsi di aver fatto quell’azione per colpire nel mucchio. Lì ci sono magistrati che vogliono fare i fenomeni”.

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