Messina, “Camposanto mon amour” al Teatro Vittorio Emanuele il 19 e 20 maggio

  • Vittorio Curro'
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A Messina arriva “Camposanto mon amour” il 19 maggio al Teatro Vittorio Emanuele per offrire un grande spettacolo

Vittorio Curro'
Vittorio Curro’

Una commedia musicale grottesca sulla morte e sulla rinascita, trattate con anarchica irriverenza e con musiche originali ed inedite suonate dal vivo da una piccola orchestra. La morte, la vita, i significati alchemici

La vicenda ha inizio la vigilia del giorno dei morti, il 2 novembre, ha come protagoniste proprio quattro becchine (Saturnia, Vetriola, Arsenica e Antimonia) e Cassandra un fantasma, figura misteriosa che arriva sulla conclusione dello spettacolo, ed è ambientata nel surreale Camposanto Comunale, il cui cancello delimita l’incapacità di queste figure di stare nella società. E da questa condizione alienata una posizione privilegiata di lucido e saggio cinismo.

Fin da subito le quattro becchine intessono tra loro discorsi sulla possibilità di una vita dopo la morte, sulla meritocrazia del risorgere e sulla dignità di esistere, non a tutti è riservata la reincarnazione o il risorgere. Argomenti affrontati con sarcasmo e sempre accesi da eventi contingenti ed emblematici: la morte del piagnone della città (ultima anima pura in grado di saper piangere in una società di funerali light, superficiali e di posa), l’abbandono al deposito della bara del primo attore della città, lodato in vita e dimenticato in morte, la visita al Comune, un «autentico obitorio di amministratori della cosa pubblica». E non per ultima la vita di Saturnia, ex attrice cantante, ritiratasi per via delle sue nevrosi nel cimitero a proseguire un’attività familiare, quella appunto della becchina. Ansia e cupezza interiore caratterizzano la giovane Saturnia, fino a  quando il sadico e salvifico gioco di Antimonia, Arsenica e Vetriola, una sorta di ipnosi regressiva operata su Saturnia, lascerà esprimere il fil rouge dello spettacolo vale a dire la trasmutazione alchemica dal piombo all’oro, dal buio alla luce, dalla paura al vigore. Un percorso iniziato da Saturnia grazie alle sue colleghe e ultimato con le parole di Cassandra (il fantasma storico del cimitero), in concomitanza con un disastro ambientale (la tragedia di Giampilieri) in cui viene coinvolto Mercurio, il fioraio con cui Saturnia si ‘messaggia’ e guarda da anni solo da lontano, incapace com’è di lasciarsi vivere. Una favola alchemica fatta di Mercurio, Sale e Zolfo, che oltre ad avere significati prettamente metallurgici, sono degli archetipi psicologici, la ricerca dell’oro è la ricerca del vero Sé.

Il lieto fine, privo di smancerie, che salverà da quel limbo esistenziale la sola Saturnia, arriva sulle note dalle musiche originali che accompagnano con ironia e freschezza l’intera commedia. Problemi di trascendenza, di metafisica, ma anche problemi comuni attanaglieranno i quattro protagonisti che si azzufferanno e discuteranno, sempre in maniera alacre e ironica.

Note dell’autore \ regista Paride Acacia

La scrittura di una Commedia Musicale originale, con canzoni originali, come esigenza di scrivere un inno alla vita, una riflessione profonda ed alchemica sulla morte e sulla rinascita, un processo di individuazione che porta i protagonisti e la città dove essi vivono,  ad una nuova palingenesi ed un ritorno auspicato alla natura.  Ancorando la piece teatrale ad una forte tradizione di musicale popolare che sapesse combinare rock e folk, filastrocca e suite, il tutto viene suonato da una piccola orchestra dal vivo, con musiche scritte e dirette dal maestro Massimo Pino. Non la riproposizione di un format di un musical già edito, ma mettendo in campo la creatività e la professionalità di artisti tutti messinesi, avventurarsi lungo il percorso di una scrittura nuova, l’esigenza di esplorare nuove combinazioni di coreografie, musiche, drammaturgia, scenografie e disegno luci e creare qualcosa ed originale, esorcizzando per sempre la morte, sia fisica che artistica.

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