Basta Tir a Messina! Intervista esclusiva al leader del Comitato la Nostra Città, Saro Visicaro

StrettoWeb

Emergenza Tir! Un argomento sempre in voga per tutti i cittadini messinesi, e non solo. A chi non è mai capitato di vedere sfrecciare un mezzo pesante in via La Farina o sulla Statale 114? Attenzione, non vogliamo demonizzare né i Tir, né gli autotrasportatori. Ma per il flusso di traffico tra le due sponde, Messina è costretta ad essere violentata in qualsiasi ora del giorno o della notte, dal passaggio dei mostri dell’asfalto. E probabilmente c’è chi sta facendo (o disfacendo) in modo che tutto ciò continui ad accadere come se fosse normale amministrazione. Nonostante le numerose vittime, e i danni degli incidenti provocati dal passaggio dei Tir, non si è mai riuscito a trovare una soluzione efficace per eliminare definitivamente il transito dei mezzi pesanti nelle strade del centro cittadino. La morte di Natale Lembo (28 settembre 2012), è stata l’ennesima delle disgrazie consumatesi a causa dell’inadeguatezza gestionale dei privati e politici messinesi, i quali non sono mai riusciti a raggiungere un compromesso per liberare la città dal fardello dei Tir. Proprio questo ennesimo tragico episodio ha riacceso l’animo di tanti cittadini indignati che si sono riuniti in una fiaccolata a Palazzo Zanca per dire “Fuori i Tir dalla Città”.

StrettoWeb ha intervistato Saro Visicaro, sempre in prima linea nella lotta al transito dei Tir in città, leader e cofondatore (insieme a Francesce Borgia) del Comitato La Nostra Città.

– Cos’è il Comitato la Nostra Città?

Il Comitato la Nostra Cittànato nel 2000 – è un gruppo di soggetti che hanno deciso di lottare per i propri diritti a seguito di una serie di eventi raccapriccianti avvenuti a Messina, con specifico riferimento alle tante vittime dei Tir, particolarmente numerose tra il 2000 ed il 2002. Questa serie di eventi, oltre ad aver indignato l’intera cittadinanza, hanno reso possibile l’aggregazione e la nascita del Comitato la Nostra Città come soggetto politico. La crescita di adesioni avvenuta in quegli anni, è stata possibile grazie anche a due media locali. Uno dei media locali, al quale sono particolarmente legato, è Radio Messina Uno Special, radio storica ormai chiusa. In quell’emittente insieme ad Emilio Pintaldi, la mattina facevamo una sorta di rassegna stampa nella quale parlavamo anche del progetto riguardante il Comitato. Grazie ai numerosi ascolti che potevamo vantare, anche il gruppo ha avuto un grande seguito. In più, il collega Pintaldi, lavorando anche nella rete televisiva TeleVip è riuscito a dare più rilievo al progetto. Lo spunto per dar vita al Comitato nasce soprattutto dalla morte di un’insegnante, commentando quel fatto ho pensato che si era giunti al punto di dover riprendere la lotta, anche per rispolverare la questione della concessione della rada San Francesco.

In quel periodo – ricordo eravamo nel 2000 – il Consiglio Comunale stava discutendo la possibilità di realizzare un secondo approdo nei pressi del torrente Annuniziata da destinare solo ai Tir, e legato al completamento degli svincoli di Giostra-Annunziata (ad oggi pura fantascienza). La nostra lotta è ricaduta tra il dibattito all’interno di Palazzo Zanca, e una serie di incidenti mortali e non relativi al passaggio dei Tir in città. A tal proposito ricordo un episodio in particolare: un mezzo pesante percorreva da monte a valle il torrente Boccetta, e ad un certo punto ha superato lo spartitraffico andando a terminare la sua folle corsa contro la Chiesa Immacolata. Ancora oggi, la Chiesa porta il segno di quel brutto incidente, che solo per una serie di coincidenze non ha causato vittime o feriti. A seguito di tutti questi avvenimenti, le nostre iniziative di manifestazione hanno avuto un esito importante, con numerose partecipazioni da parte della cittadinanza.

– Si è detto che il Comitato è stato un soggetto politico, cosa intende dire?

Quando parlo del Comitato come soggetto politico intendo dire che ci interessiamo dei problemi che riguardano la città di Messina, con particolare attenzione alla questione dei Tir. In merito a questo abbiamo presentato diverse proposte, ma non abbiamo mai appoggiato la realizzazione dell’approdo di Tremestieri. Piuttosto, ci siamo concentrati sulla formulazione di una una petizione (che in soli quattro giorni ha raccolto 7000 firme) per chiudere la rada San Francesco. Essendo il punto con minore distanza tra le due sponde, la rada San Francesco, riduce ai minimi termini i costi dei traghettatori che quindi hanno maggiore interesse ad utilizzarlo, anche e soprattutto per il passaggio dei Tir. Ma in questo modo si viola il principio fondamentale per il quale ci battiamo da anni; in questo modo i mezzi pesanti sono costretti a percorre tutta la città da nord a sud per raggiungere appunto, la San Francesco. A mio avviso la soluzione per i Tir, piuttosto che essere più conveniente in termini di durata del tragitto e costi dei traghettatori, dovrebbe essere incentrata nell’interesse della città.

Di fronte l’ennesima vittima, Natale Lembo (schiacciato da un Tir sulla via La Farina, lo scorso 28 settembre, ndr) ci è sembrato doveroso tornare ad occuparci della questione dei Tir, e l’abbiamo fatto, oltre i presidi e le manifestazioni, attraverso una petizione all’interno della quale abbiamo richiesto degli interventi immediati: 1) rifacimento della segnaletica orizzontale della via La Farina 2) il potenziamento dell’illuminazione di via La Farina 3) istituzione di una commissione d’inchiesta sui lavori dell’approdo Tremestieri.

– Approdo Tremestieri: inaugurato, poi inadeguato e adesso in fase “ristrutturazione”. Cosa non ha funzionato?

L’approdo Tremestieri è stato progettato e realizzato “volutamente male”. La magistratura ha scoperto che per la costruzione della barriera di protezione posizionata di fronte al molo è stato utilizzato del cemento depotenziato. Chiunque conosce la zona dove oggi sorge l’approdo sa che è soggetta a forti e frequenti mareggiate che provocano un’accumulo di sabbia non indifferente. Ma nonostante questo, la costruzione della diga che avrebbe dovuto arginare le mareggiate non è stata realizzata in maniera efficiente, e ancora oggi sono in corso gli interminabili lavori di messa in sicurezza.

Di fatto i lavori che ancora oggi sono in corso d’opera per l’approdo Tremestieri riguardano l’inserimento di 66 pali, da inserire sotto il fondale, sopra i quali verrà agganciata la struttura in cemento armato, ovvero la “barriera protettiva”. Per l’adeguata realizzazione della barriera, dovranno essere impiantati, come detto 66 pali, fino ad ora ne sono stati impiantati soltanto 20, ed è lecito chiedersi quanto tempo passerà per l’installazione dei restanti 46. Ed è questo uno dei motivi per i quali abbiamo chiesto l’intervento di una commissione d’inchiesta per conoscere i problemi logistici che rallentano i lavoro dell’approdo Tremestieri. Il Comitato la Nostra Città ha avuto un incontro con il Presidente dell’Autorità Portuale, Antonino De Simone, il quale testualmente ci ha detto: “l’impresa costruttrice ha dei problemi – senza specificare quali – se ci accaniamo contro l’impresa questa potrebbe chiudere i battenti, e se ciò avvenisse, indire un’altra gara d’appalto potrebbe voler dire chiudere definitivamente i lavori”. A mio avviso, e secondo tutto il Comitato la Nostra Città, al di là dei rallentamenti oggettivamente riscontrabili, il tempo che si sta perdendo per i lavori non è concepibile.

Inoltre per una corretta funzionalità dell’approdo Tremestieri, sarebbe stato consono, istituire un accordo con la Regione Calabria. Il porto di Tremestieri sorge quasi di fronte alla città di Reggio Calabriapiù precisamente nella zona Bolano, a sud della città – e per questo sarebbe stato opportuno creare un approdo proprio in quel punto della città calabrese per rendere la tratta più breve e lineare, ed evitare così che i Tir scegliessero come più utile la tratta S. Francesco – Villa S.Giovanni. Tutto questo è fatto coscientemente per impedire la concorrenza. In questa città, purtroppo si continua ad agevolare un monopolio nella gestione del traffico marittimo-commerciale.

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