Messina, Accorinti e il Dalai Lama: il sindaco pacifista in guerra con la città

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Messina, il Dalai Lama e il sogno di Accorinti: il sindaco tira dritto, ma la città non perdona

Renato Accorinti - Foto LaPresse
Renato Accorinti – Foto LaPresse

Un candidato sindaco di Fiumedinisi che “scatena” bombe in città, parla a una pecora e inscena una colletta per il primo cittadino. Un sindaco buddhista inneggiante al Free Tibet, ad un passo dal realizzare il sogno più ambito. In mezzo il popolo social: cittadini indignati che chiedono a gran voce le dimissioni del sindaco, contro una (nutrita?) schiera di illuminati, detentori della verità assoluta, pronti a difendere il primo cittadino sparando a zero sul “popolo ignorante”. Sembrerebbe la trama perfetta per un’esilarante commedia all’ italiana. Invece no, questo succede nella “civilissima” Messina a più di un mese dalla visita di Sua Santità il Dalai Lama.  Un polverone mediatico che non fa certo onore alla città, ma che getta anche ombre sul più onesto dei sindaci che  Messina abbia avuto negli ultimi anni. Ma, per quanto onesto, oggi il ritratto del sindaco è quello di un uomo vanitoso, eccentrico, troppo spesso fuori luogo e imbarazzante, che ha perso il contatto con la realtà.  Sembrano lontani i tempi in cui l’uomo venuto dal basso prometteva mari e monti per cambiare la città. Il sindaco entrato a piedi scalzi a Palazzo Zanca in questo quattro anni ce ne ha fatte vedere di cotte e di crude. accorinti dal dalai lamaUltima fra tutte, la visita del Dalai Lama. A dispetto di ciò che si dica, il nostro sindaco va avanti per la sua strada, poco importa ciò che pensa la gente. Poco importa se la maggioranza dei messinesi finora non sapesse neanche chi fosse il Dalai Lama o “dailama”, come dicono i più. Accorinti tira dritto imperterrito, crea ad arte un escamotage per conferire onorificenze alla guida buddhista e si impegna in prima persona per gestire ogni dettaglio della visita: dal Piano B da 120mila euro in caso di flop delle vendite dei biglietti, alle lezioni di vita su cui Sua Santità dovrà illuminarci. E in tutto ciò architetta anche un modo per fare beneficenza ai bimbi tibetani esiliati in India, trascurando il fatto che la gente farebbe volentieri a meno di questa visita e che qualche soldo nelle casse del Comune non farebbe male. Ma del resto, poco importa se per la Vara si ricorre al portafoglio dei privati. Un fatto è certo: Accorinti dà l’impressione di dimenticare il ruolo che ricopre  e all’occasione lo sfrutta per mere velleità personali.

E con ciò dimostra la sua vera natura: quella di autentico individualista, nato con la vocazione a gesti e imprese personalistiche, ben lontane dal comune (e comunque discutibile) sentire. Il ritratto che ne esce è quello di un narcisista incompreso, divenuto capro espiatorio (questo gli va riconosciuto) per qualsiasi magagna che avviene in città e che davanti alle accuse, ripiega in piagnistei e vittimismi. Quattro anni fa la città intravedeva in lui l’uomo capace di rompere gli schemi, oggi per molti è il sindaco “più deludente e incapace che Messina abbia avuto“. Ma di fatto, se Accorinti ha finito per tradire le aspettative di quanti alle urne gli hanno dato il voto, l’onestà di Accorinti sta nel non aver mai tradito la sua persona. ACCORINTI G7Accorinti è il sindaco di tutti, ma lo è a partire da se stesso. Da qui gli show e i teatrini pensati dal sindaco. Ne è esempio  il G7 di Taormina, quando con coraggio gridò “peace no war” ai grandi della Terra.

Lì Accorinti era se stesso, ma trascurava di essere sindaco. Non ha badato minimamente alla possibilità che la città preferisse finire sotto i riflettori per qualcos’altro che non fosse il suo show. Lo stesso accade oggi per il Dalai Lama. Inutili gli appelli del primo cittadino a rivalutare il senso della visita del Dalai Lama a Messina. Sappiamo tutti che questo è il suo sogno e non quello dei cittadini. Accorinti cerca di convincere se stesso,  di stare agendo nell’interesse della collettività: “Non capita tutti i giorni che un Premio Nobel venga a Messina per portare il suo messaggio di pace, gentilezza amorevole e calma mentale. La sua presenza a Messina e Taormina- dice il sindaco– è un’opportunità e un momento di riflessione, di gioia e di cammino spirituale“.  Ma servono a poco i tentativi di spiegare cosa sia o cosa faccia il Dalai Lama. Inutile scomodare l’etica-spirituale per giustificare una visita che soddisfa solo il suo ego. I messinesi vorrebbero soluzioni concrete alle criticità che attanagliano la città e paradossalmente gli andrebbe bene anche un sindaco incapace di vedere  più in là del proprio naso, piuttosto che al lontano Tibet. Da un lato un sindaco buddhista sognatore che dà priorità agli ideali, dall’altro i cittadini in crisi, senza futuro, bisognosi di risposte concrete. La domanda allora è: Accorinti non merita di amministrare Messina o è Messina a non meritare un sindaco come Accorinti?

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