Ceccato 98 – Pasta sfusa

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – In bottega papà vendeva anche la pasta. La pasta si vendeva sfusa. La tenevamo in un mobile di legno, appositamente costruito dal falegname, almeno per quanto riguardava i formati lunghi e quelli corti. Tre file verticali di sei cassettoni ciascuno, con un vetro davanti, per permettere di vederne il contenuto. In ogni cassettone era riposta la pasta da vendere. Si prelevava dal cassettone con una apposita “sassola” in legno e si infilava nel “coppo” (sacchetto di carta camoscina) prima di essere pesata. Papà e le mie sorelle erano abili a dosare la sassola, la cui portata massima era di un chilo, in base al peso richiesto, ci prendevano quasi sempre, dieci per cento in più o in meno. I formati per minestre e minestrine (per i bambini), invece, venivano tenuti in bocce di vetro, con tappo di latta a vite, della capacità massima di cinque chilogrammi ciascuna.

Mio padre, nei rifornimenti per la bottega, era alquanto abitudinario. La domenica mattina si andava dal grossista Ultragas. Il mercoledì all’ingrosso Tripodi di piazza Carmine, per formaggi, salumi ed altre derrate, oltre che per alcuni mangimi ed alimenti per gli animali, per i quali all’occorrenza ci si recava anche presso la ditta Carmelo Battaglia di via XXI agosto. Il sabato mattina era dedicato al rifornimento della pasta. La pasta, assieme al pane, rappresentava l’alimento base di ogni famiglia del paese. Poteva mancare tutto il resto, ma pane e pasta mai, ragion per cui se ne vendeva tantissima.

Quelle volte che potevo, scuola permettendo, andarci anche io, ne ero contentissimo. Papà si approvvigionava di pasta, principalmente, dai pastifici Canale, situato ad angolo con il ponte della Libertà, e Spatolisano, situato appena fuori del porto. A volte si serviva anche dagli altri due pastifici D’Alessandro e Costantino. Al pastificio Spatolisano, il capofabbrica, un omino molto gentile, mi faceva guardare la lavorazione. Le macchine sfornavano in continuazione pasta di ogni tipo, corta e lunga, che poi veniva passata negli essiccatoi. Mi piaceva ogni forma, incominciavo a capire utilizzo ed abbinamenti. Come già sapete, tuttavia, non  avrei mai capito e giustificato l’inventore della pasta Margherita, che non mi sarebbe mai piaciuta.

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