Coca e hashish dalla Spagna all’Italia sotto il controllo della ‘Ndrangheta: 12 arresti [NOMI e DETTAGLI]

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‘Ndrangheta: arrestate 12 persone per associazione finalizzata al traffico internazionale di coca e hashish e detenzione illecita di armi

Carabinieri del ROSUn traffico internazionale di cocaina e hashish sull’asse Spagna-Italia, e in Italia tra Torino e Brindisi, organizzato da personaggi vicini o legati alla ‘ndrangheta torinese e in contatto, tra gli altri, anche con Rocco Schirripa, condannato in primo grado per l’omicidio del giudice Bruno Caccia. È quanto hanno scoperto i carabinieri del ROS che con l’operazione “Bellavita” hanno arrestato 11 persone, con i militari dei Comandi provinciali di Torino, Reggio Calabria, Genova e Brindisi e con i poliziotti spagnoli dell’Unità droga e crimine organizzato (UDYCO).

In carcere sono finiti in 10 (Sandro Brancadoro, Giovanni Cannalire, Orlando Carella, Mario Contrò, Antonio Di Giovanni, Natale Lupia, Francesco Pannozzo, Cosimo Piscioneri, Antonio Squillace, Bruno Trunfio); uno ai domiciliari (Luigi Tommaso Trisolino); eseguito anche un obbligo di dimora nel comune di Torino (per Vittorio Di Giovanni, arrestato anche in flagranza per detenzione di stupefacenti all’esito della perquisizione eseguita oggi). L’indagine è partita 5 anni fa, nel dicembre 2012, da un’attività di osservazione eseguita dai militari del ROS nei confronti di Franco Pannozzo e Natale Lupia, personaggi noti nel panorama criminale torinese per antiche vicende sempre legate al narcotraffico. Adottando “maniacali” contromisure per eludere ogni tipo di investigazione a proprio carico, in quel periodo i due viaggiavano continuamente tra l’Italia e la Spagna e, nei periodi di permanenza in Italia, partecipavano ad incontri riservatissimi tra il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e la Calabria.

carabinieriVerso la fine di maggio 2013 i due si recano a Huelva, in Andalusia, storicaroccaforte del noto narcotrafficante Rocco Piscioneri, così fornendo una chiara indicazione circa il suo coinvolgimento nell’associazione criminale che si andava delineando. Per comprendere il contesto dell’indagine, va ricordato che da circa un ventennio Piscioneri aveva stabilito la propria residenza in Spagna, dove già era stato arrestato negli anni ’90 del secolo scorso nell’ambito dell’indagine “Elianto”, che aveva consentito, tra l’altro, di sequestrare a Feletto Canavese circa 200 kg di cocaina e di arrestare, oltre Piscioneri, circa trenta persone, in Italia eSpagna, tra le quali lo stesso Pannozzo ed il noto Giuseppe Belfiore, esponente di una delle più note famiglie legate alla ‘ndrangheta operanti a Torino. Dal giugno 2013 viene individuato un altro membro della narcoassociazione, Mario Contrò, che è a sua volta in contatto con Luigi Trisolino, un altro membro del gruppo con compiti logistici. Durante la vacanze natalizie del 2013/2014 vengono intercettate alcune importanti conversazioni di Lupia con Pannozzo e Bruno Trunfio, (figlio di Pasquale, già capo della ‘ndrangheta di Chivasso come documentato dall’indagine ‘Minotauro’), condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione per associazione mafiosa, nonché con il cognato Giovanni Cannalire (anch’egli già noto poiché più volte implicato in vicende di narcotraffico e spaccio di sostanze stupefacenti nel Torinese e nel Brindisino): dalle conversazioni è emerso il ruolo verticistico di Rocco Piscioneri, con la collaborazione diretta di Pannozzo e Lupia; la partecipazione di Trunfio e di Cannalire; le modalità di raccolta e trasmissione del denaro in Spagna (i proventi dell’illecito traffico infatti viaggiavano, sottovuoto, all’interno di doppi fondi di autovetture modificate); l’esistenza di un libro mastro del gruppo custodito scrupolosamente da Lupia; gli ingenti volumi di narcotico trattato, con singole partite di 300-400 kg di hashish.

CarabinieriNel frattempo sono emersi altri partecipanti alla banda: Antonio Squillace, appositamente trasferitosi nel Nord Italia dalla Locride e preposto al ritiro ed al trasporto in Spagna del denaro provento dall’attività di narcotraffico; Mauro Brancadoro, che viveva in Spagna a contatto diretto con Piscioneri; ed il fratello Sandro Brancadoro, chierese, a cui vengono affidati compiti logistici. Nelle campagne novaresi e vercellesi vengono individuate due basi operative dove, in clandestinità, vivono ed operano gli indagati. Nel marzo del 2014 viene documentato un viaggio in Spagna di Mario Contrò che consegna 105.000 euro direttamente nelle mani di Piscioneri. Nel corso dell’indagine, il gruppo affronta diversi problemi destinati a turbarne le dinamiche: Lupia infatti viene messo sotto processo dal gruppo poiché ritenuto colpevole di essersi arbitrariamente impossesso di denaro; Contrò teme di essere addirittura ammazzato da Piscioneri per aver perso il possesso di una Fiat Croma preparata con doppio fondo ed utilizzata per il trasporto dello stupefacente e del denaro; Sandro Brancadoro lamenta lo sfruttamento a cui viene sottoposto il fratello Mauro, direttamente da Piscioneri; una grossa partita di stupefacente, nascosta all’interno di cisterne per il trasporto di carburante, viene contaminata dalla presenza degli idrocarburi, che l’avevano resa di fatto invendibile.

Nel maggio 2014, durante un servizio di osservazione in Spagna, i carabinieri del ROS localizzano all’hotel ‘Sol Principe’ di Torremolinos (Malaga) il latitante Mario Antonio Di Giacomo, storico uomo di fiducia di Piscioneri e destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Torino, dovendo scontare la pena di oltre 9 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Di Giacomo viene così arrestato dall’Unità droga e crimine organizzato (UDYCO) della polizia di Malaga. Negli stessi giorni si pongono le basi per la localizzazione di Piscioneri, divenuto nel frattempo latitante, poiché destinatario di ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Torino, dovendo espiare la pena detentiva di 15 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. E così, nel giugno 2014, su indicazioni del ROS, anche lui viene arrestato dagli agenti spagnoli dell’UDYCO, in una clinica di Torremolinos (Malaga) dove si era presentato sotto mentite spoglie.  L’arresto del leader del gruppo criminale comporta un immediato riassestamento organizzativo, registrando un notevole avvicinamento di Lupia a Rocco Schirripa – poi arrestato e condannato in primo grado per l’omicidio del giudice Caccia – anch’egli legato da storica amicizia a Piscioneri. Nello stesso periodo affiora il ruolo di Cosimo Piscioneri, che si propone come alter ego del fratello Rocco, detenuto, per ritirare e gestire il denaro provento dell’attività di narcotraffico. Nel settembre del 2014 invece, su input del ROS, i carabinieri di Torino/San Carlo, in un appartamento in centro città arrestano Marco Gianani, trovato in possesso di tre pistole con relativo munizionamento, 16 grammi di cocaina e 70 grammi di hashish. Le armi appartengono al gruppo di Rocco Piscioneri, erano state precedentemente detenute da Contrò nella sua abitazione di Caselle Torinese ed avrebbero dovuto essere custodite da Gianani solo per qualche giorno e poi consegnate a Lupia.

carabinieri (1)Una vicenda che contribuisce a documentare la notevole pericolosità dell’organizzazione di Piscioneri. Nel frattempo vengono ricostruite alcune cessioni di stupefacente da parte di Cannalire e del genero Antonio Di Giovanni, titolari di un autolavaggio a Torino, sia sulla piazza torinese sia a Orlando Carella, residente a Brindisi. Proprio in occasione del trasferiemto di hashish dal Piemonte alla Puglia, nell’agosto 2016, i carabinieri di Brindisi, al termine di uno spettacolare inseguimento, arresteranno Di Giovanni mentre, a bordo di una Fiat Croma appositamente modificata (la scelta di questo modello rappresenta una costante per il gruppo), trasportava circa 90 kg di hashish. Nella circostanza è presente anche Cannalire, che riesce abilmente a darsi alla fuga nelle campagne circostanti, venendo arrestato solo successivamente. Nel giugno 2015 Rocco Piscioneri, nel frattempo estradato in Italia, viene scarcerato per differimento provvisorio dell’esecuzione della pena detentiva che stava scontando, a causa delle sue gravi condizioni di salute: è morto nel marzo 2017. Anche Mauro Brancadoro nell’aprile del 2016 è morto, in Spagna per cause naturali.

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