Messina: in centinaia hanno sfilato per dire No al Ponte e No alla richiesta di indennizzo di Eurolink. Le foto

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StrettoWeb

20130316_171957Dall’Unità d’Italia ai giorni i nostri il Ponte sullo Stretto di Messina è un argomento che tiene ancora banco, a maggior ragione dopo la “scellerata” richiesta di Eurolink relativa al risarcimento di 1,2 mld di euro a causa della caducazione unilaterale da parte dello Stato, del contratto per la costruzione della mega struttura che avrebbe dovuto collegare le due sponde dello stretto.

Il Movimento No Ponte è tornato oggi in piazza a Messina per chiedere di chiudere definitivamente la partita del Ponte sullo Stretto e per continuare le lotte per la Rinascita del Territorio. Centinaia e centinaia di cittadini (non solo messinesi) sono si sono dati appuntamento questo pomeriggio nel cuore della città dello stretto, in piazza Cairoli, per ribadire la richiesta alla Regione Siciliana di ritirare immediatamente le proprie quote azionarie ed il proprio rappresentante in Consiglio d’amministrazione della Stretto di Messina Spa (società concessionaria per la progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto), e chiedere : la soppressione della Stretto di Messina Spa, il recesso dal contratto con Eurolink (General Contractor per la progettazione e costruzione del Ponte), ed il non riconoscimento di alcuna penale e alcun debito.

Insieme al corteo dei No Ponte hanno sfilato gli attivisti della Val di Susa, i No Muos, ed il coordinamento No al Rigassifigatore della Piana di Gioia Tauro. Tutti i manifestanti si sono stretti intorno ad un unico grido “il territorio è patrimonio dei cittadini che vi abitano, no alla speculazione”.

Il nostro territorio è a rischio sismico e idrogeologico, esistono ancora le baracche e le “casette” con i tetti i eternit, i Tir passano e spassano per il centro città, l’approdo di Tremestieri è ancora da ultimare, gli svincoli Giostra-Annunziata restano un’incognita, e la rete ferroviaria necessiterebbe di un restyling, e tante altre emergenze da dover affrontare. Magari potrebbe anche non bastare, ma utilizzare i fondi pubblici (come i 300 mln spesi per la progettazione del Ponte) per degli interventi oggettivamente necessari alla salute della comunità dello Stretto sarebbe quantomeno un buon inizio.

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