Reggio Calabria, terremoto a sinistra: l’avvocato Chindemi scrive a Falcomatà, “perché adesso non si dimette?”

StrettoWeb

Falcomatà, l’avvocato Salvatore Chindemi scrive al Sindaco dopo il pesante flop elettorale

sindaco falcomatà
Foto StrettoWeb / Simone Pizzi

L’avvocato Salvatore Chindemi, noto e stimato professionista reggino che si è sempre caratterizzato per una vita coerentemente a sinistra, nonché già candidato comunista al Senato della Repubblica e dal dicembre 2016 esponente del nuovo Partito Comunista Italiano, scrive tramite StrettoWeb una durissima lettera al Sindaco Falcomatà dopo la storica sconfitta elettorale che ha portato il Pd ai minimi storici locali e nazionali. Ecco il testo della lettera:

Non occorreva un talento politico raffinato per comprendere che questo  tracollo verticale del PD a Reggio e in Calabria  fosse tanto prevedibile quanto  difficilmente evitabile, frutto amaro di  una disarmante, scellerata ed incomprensibile  conduzione  delle amministrazioni comunali e regionali, le quali sono riuscite nell’ impresa “evangelica” di resuscitare un blocco socio-politico che era irrimediabilmente morto e sepolto , sommerso da anni di scelleratezze amministrazioni..

Ci arroghiamo il merito di aver intuito,  con larghissimo anticipo,  che queste due “‘guide illuminate ” , comunali e regionali,   non avessero   i requisiti, nemmeno minimali  , per interpretare e soddisfare le  istanze popolari ,nonostante il consenso plebiscitario che  entrambi avevano ottenuto,  approfittando di condizioni politiche tanto eccezionali  quanto irripetibili.

 A lungo abbiamo  fatto ” opposizione” , ( anche da soli ,  ci sia riconosciuto) , quando ,  dai primi gesti politici, si poteva criptare  un chiaro ed inequivocabile tradimento  dell’ ampio  mandato ricevuto,  mentre  , i più,  alla ricerca di un predellino sul carro dell’occasionale vincitore, belavano qualche misera prebenda. Abbiamo più volte richiesto, al  primo cittadino , di recuperare  , nel suo profondo, un po’ di pudore, compiendo un gesto che mitigherebbe ,appena,  il mesto ricordo che la città avrà di lui : si  dimetta , ( imitando il suo ex capo) prendendo ( anche lui) atto del suo monumentale fallimento. Liberi   la città da questo incubo in cui è stata fatta precipitare, lasciando decidere liberamente ai suoi abitanti chi dovrà farla uscire da questo pantano, prima di essere cacciato con i forconi dal Palazzo dove , da troppo tempo, bivacca con i suoi geniali collaboratori, non ricercando  altrove , maldestramente, responsabilità che sono esclusivamente sue. Accanirsi  ulteriormente con questa insulsa ed inconsistente gestione,   significherebbe assumersi la storica responsabilità di sopprimere , per sempre, anche la minima speranza di rinascita di questa città.

L’ appello resterà ( come al solito) inascoltato?

Allora non resta altro che sperare che, finalmente si concludano le indagini ormai da lungo tempo in corso sui piani alti del Cedir“.

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