Le verità che si celano dietro la vicenda dei due marò

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marò india 01di Daniele Ingemi – Dopo i clamorosi colpi di scena degli ultimi giorni, fra governo indiano e Italia, il caso dei nostri marò rischia di creare un precedente molto pericoloso per la diplomazia internazionale. In realtà la vicenda dei due nostri militari è stata da sempre un po’ sottovalutata dal nostro ministro degli esteri. La vicenda, ormai ai limiti del grottesco, purtroppo, si è ben inserita  dentro le dinamiche politiche interne del grande paese asiatico che fra meno di un anno si prepara alle elezioni. La sfortunata storia non poteva non venire strumentalizzata dai partiti di opposizione per lanciare una vasta campagna denigratoria contro l’Italia e gli italiani, accusati dalla stampa locale di essere dei mafiosi, pistolettari e truffatori (neanche i rivali di sempre per l’India, come il vicino Pakistan o lo Sri Lanka, hanno ricevuto un simile trattamento).
Sonia-Ghandi-400x215L’obiettivo finale si chiama Sonia Gandhi, niente meno che l’attuale leader del partito del congresso, di origini italiane, nonché vedova dell’ex premir Rajiv, ucciso in un attentato. Da qualche anno, quando è scoppiato il caso dei marò con il conseguente incidente diplomatico fra Roma e New Delhi, Sonia Gandhi è stata presa di mira sia dalle opposizioni che dagli induisti più radicali, che mettono in evidenza (ovviamente in negativo) le sue origini puramente italiane ed il fatto (ancora peggiore per gli induisti “fondamentalisti”) di essere una cristiana e di non professare la religione maggioritaria dell’India. Quella che si sta sollevando in India è una vera e propria campagna mediatica che ha lo scopo di affossare il partito di maggioranza, oggi al governo, assieme alla sua leader, che paga il fatto di essere italiana. Addirittura, in certi giornali e blogger, vicini alla corrente nazionalista indiana, è inammissibile che l’India venga governata da una signora, non indiana, è per giunta con la pelle bianca. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Non c’era momento migliore per strumentalizzare una simile vicenda, cosi complessa nel suo genere, che non sembra trovare nessuna svolta nel medio-lungo periodo. La stessa giustizia indiana, dopo i continui attacchi fra la corte dello stato del Kerala e il governo centrale, pronto ad istituire nella capitale New Delhi un tribunale speciale ad hoc per processare i nostri militari, ha mostrato l’intenzione di non avere tanta fretta di chiudere il caso. Inoltre le prove fornite dagli investigatori indiani sembrano essere insufficienti e fanno acqua da tutte le parti. Essi sostengono che i due pescatori indiani siano stati uccisi da proiettili calibro 5,56 mm, in dotazione alla nostra marina, vero. Ma proiettili di questo tipo sono in dotazione anche alla Marina Militare dello Sri Lanka, la quale molto spesso con le sue motovedette si spinge davanti le coste dell’India meridionali, entrando spesso in conflitto con pescherecci e motovedette indiane, ai limiti delle acque internazionali. Va anche ricordato che negli ultimi 10 anni la Marina Militare dello Sri Lanka, a seguito di questi conflitti di natura territoriale (li sono di casa), sarebbero costati la vita a circa 300 pescatori indiani, per semplici sconfinamenti. Al contempo i cadaveri dei due pescatori sono stati velocemente cremati, senza neanche permettere ai periti di parte italiana di poter eseguire una autopsia, con la “A” maiuscola. Questioni molto scottanti che fanno pensare che dietro questa brutta faccenda ci possano essere altri tipi d’interessi. Per il nostro ministero degli esteri non è stato facile venirne a carico anche per questi motivi. Noi ci auguriamo che il futuro consiglio dei ministri possa, una volta per tutte, mettere la parola fine ad una vicenda che rischia di compromettere definitivamente l’immagine dell’Italia nel mondo.

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