Sulla bici in ciabatte, il mesto addio di Renato è l’immagine di un fallimento molto più grande di Messina [FOTO]

  • Foto di Enrico Di Giacomo, stampalibera.it
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StrettoWeb

Messina, Renato Accorinti ha abbandonato stamattina Palazzo Zanca in ciabatte sulla bicicletta dopo il passaggio di consegne al nuovo Sindaco Cateno De Luca: le immagini dicono più di mille parole

Cerchi sul vocabolario i sinonimi di “effimero” e trovi astratto, inconsistente, infondato, apparente, illusorio, utopistico, teorico, ideale, concettuale, immaginario. Ma potresti trovarci anche “Accorinti“, perché in questi cinque anni in cui ha amministrato Messina è stato l’emblema del nulla. Eppure era arrivato con intenzioni rivoluzionarie e tanti buoni propositi: non è riuscito in nulla, ma quello che è successo a Messina è molto più ampio di Accorinti e merita un’analisi più profonda. Renato è stato eletto perché rappresentava l’onestà di un uomo libero e fuori dagli schemi: nel 2013 la gente aveva disperatamente voglia di pulizia, a maggior ragione a Messina dopo i numerosi commissariamenti dei dieci anni precedenti. E così è arrivato il Sindaco della strada, l’uomo qualunque, il professore di educazione fisica, attivista No-Ponte, Free-Tibet e per la Pace nel Mondo. Accorinti non è stato eletto in funzione di un progetto politico, ma esclusivamente contro “gli altri” e per il suo essere uno del popolo. E per questo, i cinque anni di Accorinti Sindaco non sono stati semplicemente i cinque anni di Renato: è stata la rappresentanza reale dell’uomo qualunque che diventa Sindaco. E’ stato il film di quello che succede “se fossi sindaco io...” di un impiegato qualsiasi, un barista, un disoccupato, uno studente, un vigile del fuoco. E il risultato non è stato proprio dei migliori.

Non siamo tra quelli che considerano l’abbigliamento di Accorinti la sua colpa più grande. Ma certamente l’immagine che ha dato non tanto di se’, quanto della sua città e delle Istituzioni dello Stato che ahi-noi s’è trovato a rappresentare, non è stata tra le più edificanti. Perché a piedi scalzi ci stanno i bimbi a casa, non un Sindaco in piazza o nel palazzo del governo. E la Festa della Repubblica non si celebra con la bandiera multicolore diventata simbolo dell’omosessualità. Tutti siamo per la Pace nel Mondo, ma urlare verso il Presidente degli Stati Uniti d’America “No War” alzandosi in piedi su una sedia in una serata di gala al teatro greco di Taormina è un gesto degno di Pio e Amedeo, non di un Sindaco di una città come Messina che Trump potrebbe incontrarlo in modo ufficiale per dialogarci tra uomini delle Istituzioni.

Dopotutto riteniamo che la sostanza abbia maggior importanza rispetto alla forma, ecco perché se Accorinti avesse fatto qualcosa di buono per la sua città, avremmo anche potuto chiudere un occhio rispetto a tutte quelle buffonate. Il vero problema di Accorinti è stata la rivoluzione effimera, per non dire mancata. E’ stata la politica del nulla. La città del “No” al Ponte, delle alternative, della “flotta dello Stretto” è diventata una città allo sbando, senza meta e senza neanche la normalità di base. Perchè Renato è un uomo libero e onesto, certamente. Valori umani che nessuno mette in discussione. E allora? Che cos’ha fatto con quest’onestà? E’ un principio che in politica deve essere scontato per tutti, e non può quindi diventare giudizio di merito. Il merito è esclusivamente la capacità amministrativa: infatti dopo cinque anni Messina ha bocciato Accorinti ma anche “quelli di prima”, e ha premiato De Luca in funzione della sua lunga e pregressa esperienza amministrativa di successo. Se lui riuscirà davvero a farla la rivoluzione che oggi annuncia, non lo possiamo sapere. E’ un’incognita sul futuro della città. Di certo c’è che Messina è stata un grande laboratorio nazionale, ha scelto di farsi governare dall’antipolitica e se n’è pentita per poi affidarsi all’esperienza politica.

L’immagine di Accorinti che lascia il palazzo a piedi nudi e sulla bici è quella del mesto addio di un uomo qualunque. Onesto, libero, ma incapace di governare la città. Un uomo qualunque che come tutti gli uomini qualunque, adesso farà bene a tornare a fare il proprio mestiere: ad ognuno il suo, per rimettere a posto i tasselli di una comunità che in preda alla disperazione ha tentato l’ultima spiaggia e se n’è pentita di brutto. Perché Renato è certamente una brava persona, ma la politica è un’altra cosa.

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