Reggio: da ‘Mbertu e Maria Ciaciola a Caramella e il Poeta Bàlia, quei personaggi un po “così” che hanno fatto la storia della città

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POETA BALIAdi Kirieleyson – A tanti reggini illustri, come il Cardinale Portanova, Monsignor De Lorenzo o Demetrio Tripepi, sono stati intitolate delle  vie e piazze cittadine. Ciò ha consentito loro di sopravvivere nel tempo, lasciando a chi lo desidera l’approfondimento,  in qualche biblioteca, dei  loro meriti.

Oggi voglio parlare invece di alcuni personaggi “caratteristici” della città, che ricorderanno certamente tutti coloro che in quegli anni erano giù nati da qualche tempo, ma  i cui nomi non entreranno mai di certo nella toponomastica cittadina e il cui ricordo si dissolverà probabilmente quanto prima.

Si tratta di personaggi, per la verità assai disparati, ma con alcuni punti in comune: vivevano,  apparentemente , da soli,  sempre dal soli li si vedevano e  inoltre,  chi più, chi meno, veniva puntualmente spesso deriso dai ragazzi.

Ognuno di essi, tuttavia ha lasciato in chi, come me, non “troppo giovane”, ne è stato contemporaneo, un ricordo sempre accompagnato, quando esso riaffiora, da un sorriso, unito  però  anche dal pentimento per essere stato, almeno una  volta, tra quelli che ha avuto per qualcuno di essi parole di scherno.

Li nomino uno per uno: Maddalena, Amalia, Maria Ciaciola, ‘Mbertu, Paoletta, Franchina, Il Professore, Palazzi, Caramella, Il Poeta Bàlia.

Maddalena era una prostituta che, negli anni ’60 lavorava in una zona isolata al limite Sud del Lido comunale (allora, sotto il lungomare c’erano ancora due strade: una, prima della ferrovia, chiamata via Marina Bassissima ed un’altra ancora  oltre la ferrovia, che si raggiungeva con un sottopassaggio e che era la strada di accesso al Lido ed al Circolo del tennis; quest’ultima era la strada in cui la donna operava).  Maddalena era piccola, scura, alquanto brutta, sguaiata, ma soprattutto irascibile. Consumava prestazioni a prezzo modicissimo tra le cabine in legno del Lido a favore di una clientela non proprio esigente.  Noi ragazzi, inutile dirlo, non facevano nulla per non attivare la sua irascibilità; anzi facevamo l’esatto contrario. Ricordo quando una sera le chiedemmo: Signorina, scusi, mi sa dire che ora è? E lei: signurina a mia? E ci scagliò addosso tutte le pietre che riuscì a trovare.

Maria CiaciolaMaria Ciaciola (foto affianco).  Il suo nome era Maria Pizzi. Non si sa perché era invece nota come Maria Ciaciola. Era  una poveretta alcolizzata, molto vecchia o,  molto più probabilmente, dimostrava molti più anni di quanti ne avesse  realmente, a causa dell’alcol. Anche lei la si vedeva in giro per il centro, spesso con una bottiglia di birra in mano: non dava fastidio nessuno, ma chiedeva sempre “hai reci liri?” – si diceva anche che quando, periodicamente,  finiva in ospedale, gli infermieri la lavassero con una pompa.

Amalia. Contemporanea di Maddalena,  Amalia era una donna di mezza età dai capelli rossi che la  si trovava   spesso a girovagare per le strade cittadine,  vestita modestamente;  all’occasione scambiava qualche parola con i passanti chiamandoli  tutti “fiorellino”.

Paoletta. Era una signora piuttosto in carne, tanto che veniva chiamata “Paoletta culo grosso” . anch’essa che gironzolava per il centro e trasportava sempre buste di plastiche che non si sapeva cosa contenessero   e di cui sempre si lamentava, come se glielo avesse ordinato il medico di portarsele  appresso.

Franchina. Franchina, negli anni 60  era un ragazzo poco più  grande di noi e mi pare facesse  il sacrestano in qualche chiesa. Lo chiamavano tutti Franchina perché era molto effeminato. E’ inutile dire che i i ragazzi erano assolutamente impietosi nei suoi confronti e quando passava per le strade – Franchina  usava andare spesso in bicicletta – non smettevano di prenderlo in giro con battute atroci.

Il Professore. Il professore era omosessuale, docente, mi pare,  in una scuola media. Lo si vedeva sempre in giro da solo, vestito con giacca e cravatta e con gli occhiali dalla montatura dorata e sottile.  Tutti i ragazzi conoscevano le sue attitudini e,  incrociandolo per la strada, lo salutavano con un sorrisetto e lui rispondeva prontamente . Non l’ho mai visto tentare di circuire nessuno, ma al contrario, ricordo  qualche ragazzo che attaccava bottone con lui per scucirgli alcune centinai di lire in cambio di una  fugace visione, offerta in un angolo buoi. Oggi sarebbe stato classificato come  pedofilo.

'Mbertu‘MBERTU (foto affianco). Il suo nome era Umberto Pizzi ed aveva  una lunga nerissima barba incolta. La prima volta che lo vidi avevo 12 anni ed ero con altri ragazzini. Ci offrì , mi pare, cento lire se avessimo indovinato il suo nome e ci aiutò  dicendoci  che iniziava con la u e finiva con la u. Naturalmente non lo indovinammo e fu lui a dirci che si chiamava Umbertu.    Anche lui era un girovago. Nel 1964 la Reggina, allenatore Tommaso Maestrelli e presidente Oreste Granillo, militava in serie C ed era in corsa per la serie B: a Crotone le Reggina vinse, ma fu data la vittoria a tavolino alla squadra di casa perché  un tifoso reggino aveva lanciato qualcosa in campo. Quel tifoso reggino era ‘Mbertu.  Ma quell’anno la Reggina, andò per la prima volta nella sua storia, in serie B.

Palazzi.  Palazzi era un mendicante deforme che,  negli anni ’60, stazionava seduto a terra di fronte la Standa di piazza Italia. Il suo soprannome derivava dal fatto che tutti credevano, o almeno alcuni,  che in effetti fosse ricco, tanto che si era fatto “i palazzi”. I ragazzini, passandogli davanti gli gridavano “ti facisti i palazzi” e lui, naturalmente,  si imbestialiva.

POETA BALIAIl Poeta Balia. In effetti questo personaggio appartiene ad un’altra categoria rispetto a quelli descritti: uomo di cultura, parlava  il tedesco  e componeva poesie. Il suo vero nome era  Demetrio Ferrara, ma era noto a tutti come il Poeta Balia. Aveva un chiosco di libri usati a piazza san Giorgio sul Corso che resistette almeno 30 anni a partire dagli anni ’60, durante i quali – non tutti sanno –  andava spesso nelle  “palazzine2 popolari e recitava per le frotte di bambini che gli andavano intorno, versi della Divina Commedia.

Caramella. Era un anziano ingegnere (o almeno la gente lo riteneva tale),  tedesco, capitato a Reggio non si sa come ed evidentemente andato giù di testa. Caramella era solito andare in giro sul Corso Garibaldi  sempre con l’impermeabile (ma d’estate portava i pantaloni corti) e con l’ombrello, che lanciava spesso in aria facendolo roteare e riprendendolo poi  al volo, esercizio che faceva anche su richiesta. Apparve in città negli anni 80 e le sue ultime apparizioni furono negli anni 90.

Ho trovato un filmato su You tube  girato nel 1990 in cui si possono vedere sia il Poeta Balia che Caramella in azione (le immagini in coda all’articolo).

Ed oggi?  Oggi abbiamo Nonna Maria, Mazzola e Toni Il cantante, cui la tecnologia moderna ha consentito di valicare agevolmente i confini cittadini attraverso la televisione e Youtube e che forse, per questo,  lasceranno una traccia più duratura.

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