Strage di Capaci, Gli eroi del 23 Maggio

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Prendo spunto da quanto letto su un social network stamattina.images

Un consigliere comunale di Firenze ha scritto: “Per gli adolescenti di oggi gli eroi volano, sparano raggi laser dagli occhi, addestrano animaletti strani e sfidano gli alieni. Per la mia generazione gli eroi hanno il sorriso, i baffi e la sigaretta sempre accesa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“.

Come fai allora a non prendere carta e penna e iniziare a scrivere? Nel ’92 ero piccola, troppo piccola per ricordare le notizie dei Tg, che inizialmente parlavano di una fabbrica esplosa sull’autostrada a Palermo.

Poi sono cresciuta e ho iniziato a capire che cosa davvero successe quel giorno di ormai 21 anni fa.

Nel corso degli anni ho scoperto sempre nuovi aneddoti sul 23 Maggio del 1992. In un incontro all’università qualche anno fa venne l’attuale Presidente del Senato, Piero Grasso, che allora era ancora Procuratore nazionale Antimafia, il quale davanti un’aula gremita di studenti raccontò che su quella macchina con Falcone si sarebbe dovuto trovare anche lui. Per uno strano caso del destino, all’ultimo istante, annullò la partenza in aereo da Roma fino all’aeroporto di Punta Raisi.

Poi il racconto sentito alla radio che quel giorno Falcone era alla guida dell’automobile; non succedeva mai, ma quel giorno non si affidò all’autista, che si sedette dietro. L’autista si salvò. Falcone che guidava, invece, fu trasportato d’urgenza all’ospedale nell’impresa di salvarlo, ma spirò dopo un’ora.

Di quel giorno ricordo i nomi di Francesca Morvillo, la moglie di Falcone, e degli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinari.

Forse se avessero avuto raggi laser o avessero saputo sfidare gli alieni con armi alla pari non staremmo qui a ricordare il loro sacrificio per un’Italia, che ha ancora troppo da imparare dalla storia di questi uomini e donne.

strage capaciSicuramente oggi  a ricordare tutti loro ci sarà anche gente, che quotidianamente parla di legalità e antimafia, ma agiscono all’insegna del Male e forse vi saranno anche coloro che di fatto hanno abbandonato e isolato Giovanni Falcone e il suo migliore amico Paolo Borsellino nelle loro battaglie.

Le loro indagini forse avevano toccato punti delicati della storia d’Italia, avevano scomodato personaggi troppo potenti per due magistrati della Procura di Palermo dai lunghi baffi e dalla sigaretta sempre accesa; ma da Giovanni Falcone una cosa ho imparato: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.

A Giovanni, Francesca, Vito, Rocco e Antonio…i miei eroi.

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