Francesca, vergognati: la Calabria è un passo indietro per colpa di quelli come te!

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Francesca ChaouquiOltre al danno, la beffa. La Calabria è scossa dal brutale omicidio di Fabiana, morta per la follia di un adolescente a Corigliano Calabro, e – come sempre accade in questa terra – sono gli stessi calabresi a etichettarsi come i peggiori, i violenti, il male assoluto. Stavolta tutto ciò fa ancora più male, perché a spalare fango sulla Calabria è una ragazza, una giovane ragazza per giunta in gamba, una brava che il suo lavoro lo sa fare bene, una che dalla Calabria è andata via per fare carriera e che oggi ha scritto un’incredibile lettera al Corriere della Sera andando a infangare la sua terra e le sue origini in modo incredibile e razzista. Stiamo parlando di Francesca Chaoqui (nella foto), 30enne, manager e precisamente direttrice delle relazioni esterne della multinazionale Ernst & Young. Francesca sparla di Corigliano, che invece è una cittadina di 40.000 abitanti pulita e graziosa, in provincia di Cosenza, tra opere d’arte di pregio storico e paesaggi mozzafiato. Poi inizia la filippica anti-calabra: “nessun giovane rimane in Calabria, una terra splendida ma con troppo poco da offrire e quasi niente da costruire. Sono sicura che anche Fabiana Luzzi sognava di andar via“. E poi ancora “I ragazzi guardano, imparano che la violenza è virilità, che fa parte del gioco delle coppie, diventa spesso parte di loro. Alcuni la metabolizzano, altri no. Le donne in Calabria, sono poche quelle che restano, poche quelle che amano liberamente, poche quelle che hanno compagni che le considerano loro pari in ogni cosa“. E infine: “Così andiamo via, sono le nostre madri a volerlo, i nostri padri a lavorare per poterci permettere di farlo. Diventiamo magistrati, insegnanti, avvocati, siamo pronte a parlare di tutto, con una mentalità aperta che non ha nulla a che vedere con quella con cui siamo cresciute“.
Cara Francesca, ma cosa stai dicendo? Ma di che mondo stai parlando? Ma dove sei nata e dove avresti voluto nascere, per crescere in modo diverso? Episodi tristissimi come quello di Fabiana, purtroppo, si ripetono spessissimo, quasi quotidianamente, in ogni Regione d’Italia e in ogni Paese del mondo. Sono autentiche follie figlie dell’instabilità e della ferocia umana, dell’essere umano Francesca, di quello che discende dall’homo sapiens, o prima ancora dall’Australopithecus. Ci spieghi cosa c’entra la Calabria con Fabiana? Ci sono dieci, cento, mille Fabiana nella storia d’Italia, d’Europa, del mondo. E in Calabria ci sono migliaia di ragazze amate e rispettate, ci sono migliaia di donne di successo che hanno costruito qui la loro fortuna, che sono cresciute interessandosi a tutto, che  hanno sempre avuto lo stesso rispetto che avrebbero avuto in qualsiasi altro paese civile come l’Italia, di cui la Calabria è parte integrante. In Calabria ci sono migliaia di ragazze che amano liberamente, ce ne sono tante che la prima volta che fanno l’amore corrono a dirlo alla mamma, altre invece no come a Milano, a Londra e a Bruxelles, perché magari a quell’età si parla di più con l’amica del cuore che con i genitori, anche qui è qualcosa che vale per l’essere umano Francesca, per tutta l’umanità, non per la Calabria.
Poi ci sono anche quelle come te, ci sono tante giovani calabresi che hanno preferito fare la valigia e inseguire un sogno lontano da casa. In tante ci sono riuscite, altre hanno avuto meno fortuna, ma molte hanno conservato l’amore nei confronti della loro terra, mai hanno pensato neanche lontanamente di parlarne così male, di sputarle del fango addosso. Ci sono tante giovani donne di successo che sono calabresi e che per avere ciò che la vita gli ha dato si sono dovute allontanare molto presto da casa. Eppure adorano la Calabria, ne esaltano le bellezze, i pregi e le qualità.
Vedi, Francesca, se ancora oggi la Calabria è un passo indietro (non più ne meno di tutto il resto del Mezzogiorno), è proprio per colpa di quelli come te, che vivano ancora qui o che siano andati via. Di quelli che non fanno altro che sparlare di questa terra, di spalarle addosso tutto il fango possibile e immaginabile anche quando non c’è motivo. Succede sempre, ad ogni episodio, e ogni scusa è buona: lo stesso identico fatto se accade in Ohio, nel Missouri o in Texas, oppure in Gran Bretagna, Germania, Belgio, o ancora in Lombardia, Toscana, Umbria, poi diventa una “specificità calabrese” nel momento in cui si verifica a Corigliano Calabro o Reggio Calabria. E non perché qualcuno, da fuori, vuole attaccare questa Regione, ma perché sono gli stessi calabresi a sentirsi inferiori, a sentirsi i peggiori, a sentirsi cattivi. Basterebbe, però, un po’ di memoria e un minimo d’analisi per ricordare che anche a Trieste, pochi mesi prima di Reggio, era crollato il palco del concerto di Laura Pausini, ma lassù nessuno ha azzardato a parlare di “strutture fatiscenti” e di “assenza di manutenzione“. Basterebbe un po’ di memoria e un minimo di conoscenza per ricordare che anche in Toscana, nel Lazio, in Campania e Sicilia dall’inizio dell’anno si stanno spiaggiando decine di delfini morti esattamente come in Calabria, dove però si da la colpa al “mare inquinato“, magari dagli stessi geni che poi vanno a spendere cifre esorbitanti per un lettino sulla fogna della riviera romagnola. E la malasanità? Quanti casi aberranti si verificano fuori, e quante eccellenze abbiamo in Calabria, pur con i tanti problemi del settore? Eppure la riteniamo una nostra esclusiva…
Lo spirito distruttivo di Francesca nella lettera al CorSera è l’emblema della Calabria che non ha orgoglio, che manca d’identità, che sa solo piangersi addosso e considerarsi inferiore per colpa degli altri, senza darsi da fare per difendersi, per crescere, per svilupparsi. Eppure ogni giorno, in Calabria, c’è tanta gente che lavora sodo per lo sviluppo di questa terra, per il suo bene, per il suo futuro: lo fa con amore, con passione, con dedizione e con la convinzione di potercela fare, in ogni settore. Poi, però, arriva una Francesca qualunque e ti fa capire che potranno anche completare l’A3 Salerno-Reggio, potranno anche costruire decine di grattacieli nel golfo di Sant’Eufemia, portare migliaia di turisti stranieri in riva allo Stretto, realizzare il porto-hub più importante del mondo a Gioia Tauro, le rotte aeree più convenienti a Crotone, un polo universitario prestigioso a Cosenza, ma la testa della nostra gente non la cambierà mai nessuno, quella mentalità culturalmente sottosviluppata che porta all’arretratezza di una società civile che manca di intraprendenza e vive di rassegnazione, di alzate di spalle e di “ma dove dobbiamo andare“.
Si dessero da fare piuttosto. Imparando a fare qualcosa davvero bene e dedicandosi al proprio territorio. Senza sentirsi tuttologi, sempre i primi della classe, pronti a criticare tutto e tutti senza mai volersi rimboccare le maniche per fare qualcosa. A partire dalle direttrici delle relazioni esterne delle multinazionali che azzardano analisi da psicologhe sui mass-media come se avessero la verità infusa per grazia divina.
Cara Francesca, rileggi la tua lettera e vergognati di quello che hai scritto: puoi sempre chiedere scusa, sarebbe un gesto nobile e apprezzato da tutti. Anche perché ormai i cinque minuti di notorietà te li sei guadagnati…

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