Reggio Calabria, il Natale più triste

StrettoWeb

Reggio Calabria, dalle intimidazioni agli scioperi: chiude lo storico Istituto De Blasi, i calciatori della Reggina e gli operai dell’AVR restano senza stipendio: ecco perchè dietro la facciata dei selfie con le renne di piazza Italia, questo è il Natale più triste della città

E’ il Natale più triste per Reggio Calabria: gli addobbi e le luminarie che caratterizzano l’atmosfera del Corso Garibaldi e delle sue piazze principali sono stati giustamente salutati con apprezzamento da parte di cittadini e vacanzieri, ma non si può dimenticare che si tratta di un semplice ritorno alla normalità. Da sempre, infatti, Reggio Calabria in concomitanza con il Natale si addobbava a festa non soltanto sul Corso, ma anche sul Lungomare e nelle periferie (quest’anno invece dimenticate). Un’usanza bruscamente interrotta negli scorsi anni quando Reggio Calabria era rimasta anonimamente spoglia di ogni tipo di tocco natalizio degno di nome. Ma, per quanto apprezzabile sia lo sforzo di dare un’immagine piacevole e caratteristica della città, non si tratta altro che di una facciata che nasconde tanto degrado e profondo sottosviluppo.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Reggio Calabria, infatti, arriva a questo Natale con le bombe e le intimidazioni a “Zero glutine life” e “New Lady Coffee Club Kavè“, due attività commerciali del centro storico vittime del raket. Contemporaneamente a San Ferdinando, nel cuore della piana di Gioia Tauro e in territorio di competenza della Città Metropolitana, si è verificato l’ennesimo incendio killer nella tendopoli diventata la nuova Auschwitz del Mediterraneo per gli immigrati nord africani. Un ghetto privo delle condizioni di igiene e sicurezza che un Paese civile dovrebbe garantire a chi arriva dal “terzo mondo” per inseguire un sogno.

E’ incredibile come Reggio Calabria raccolga in pochi chilometri tutti i drammi più gravi dell’intero Paese: dall’integrazione che non funziona alla povertà, al degrado, alla sporcizia, alla disoccupazione e al sottosviluppo. Potremmo avere il Ponte sullo Stretto, due termovalorizzatori e una squadra in serie A, invece siamo sempre più periferici e lontani dal resto del mondo, con i cumuli di spazzatura in ogni portone di casa e scomparsi dalle principali categorie di tutti gli sport.

Pochi giorni fa “Il Sole 24 Ore” ha pubblicato le classifiche sulla Qualità della Vita 2018: Reggio Calabria è sempre in fondo, ultima assoluta per il tasso di occupazione che è piombato al 37,5% e per il tasso di disoccupazione giovanile che è schizzato al 57,5%. Nessuno in Italia fa così male.

E proprio adesso, in prossimità del Natale, i dipendenti dell’AVR stanno facendo sciopero perchè non hanno ancora ricevuto il pagamento dello stipendio di Novembre: così in ogni portone della città si stanno accumulando montagne di rifiuti che i “lordazzi” differenziano con enorme pazienza e sacrificio, per poi vedersi l’ingresso di casa abbandonato alla sporcizia più immonda. E se prima, in caso di scioperi o emergenze, le montagne di rifiuti si formavano soltanto dove c’erano i cassonetti, adesso ne troviamo ovunque, dal centro storico alle periferie, in ogni portone della città. Altro che “differenziamola”…

Che ce ne facciamo delle renne luminose di piazza Italia o dell’albero di piazza Duomo, se sotto ogni casa c’è lo schifo?

Oggi ha chiuso anche lo storico Istituto clinico De Blasi: una vicenda pazzesca, dai connotati grotteschi, che lascia la città orfana di un altro punto di riferimento sanitario. Un vero e proprio dramma per la sanità reggina, talmente tanto disastrata che è diventato ormai impossibile anche partorire in riva allo Stretto.

Contestualmente i calciatori della Reggina stanno valutando lo sciopero per non aver ricevuto gli stipendi: forse domani non scenderanno in campo nella partita contro la Vibonese, o comunque anche se lo faranno per spirito di squadra, resta la drammaticità della situazione finanziaria di un club che quest’anno è stato costretto a giocare in campo neutro per le inefficienze della gestione pubblica dello stadio Granillo e che da quattro anni sopravvive nella mediocrità.

LaPresse/Fabio Cimaglia

In tutto questo scenario disarmante, a Palazzo Chigi c’è un Governo che propone per il Sud come unica soluzione il “reddito di cittadinanza” e dice “no” alla realizzazione dei termovalorizzatori, esattamente l’opposto di quello che servirebbe (infrastrutture e incentivi al lavoro). Dovrebbero semplicemente costruire il Ponte sullo Stretto, portare l’alta velocità fino a Reggio e in Sicilia, realizzare i termovalorizzatori e detassare le imprese che assumono giovani incentivando, appunto, il lavoro, innescando economie virtuose e avvicinando i territori. Invece rimarremo drammaticamente poveri, sporchi e isolati, senza lavoro, senza soldi, senza collegamenti con il resto del mondo e con le montagne di spazzatura sotto casa.

Abbiamo celebrato Antonio Megalizzi con l’ipocrisia di coloro che non capiscono neanche il senso e il significato di determinati gesti: il giovane giornalista di origini reggine ucciso dal terrorismo islamico è il simbolo di una generazione che sognava un’Europa unita e sviluppata, vicina nei collegamenti, efficiente nelle infrastrutture e nei trasporti, avvezza allo sviluppo delle nuove tecnologie e caratterizzata dalla civiltà della cultura del lavoro. Un sogno che oggi è quanto più lontano ci sia dalla nostra comunità piegata dalla sua stessa sottocultura.

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