Terremoto Catania, per l’USGS è stato di magnitudo 5.1, l’INVG conferma 4.9 Richter. Cresce l’allarme Etna: ci sono feriti e sfollati

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StrettoWeb

Dopo il terremoto di stanotte sarà un’altra nottata di paura a Catania, cresce l’allarme Etna: 28 i feriti in ospedale e tanti sfollati costretti a dormire fuori dalle loro case

L’INGV conferma i numeri del terremoto che la scorsa notte, alle 3:19, ha colpito Catania e provincia, con particolare entità nell’area etnea: la scossa è stata di magnitudo 4.9 con un risentimento sismico che oscilla tra il 7° e l’8° grado della scala Mercalli nelle aree più vicine all’epicentro, alle pendici del vulcano. Abbiamo già spiegato stamattina la differenza tra la scala Richter (che misura l’intensità del terremoto in magnitudo) e la scala Mercalli, che valuta invece i danni sul territorio e quindi non misura la scossa in se’ ma il risentimento sismico.

Non c’è una diretta correlazione tra le due scale: un terremoto di magnitudo 9 può avere un risentimento sismico anche del 2°/3° grado Mercalli se si verifica in zone poco abitate o dalle costruzioni evolute ed efficienti dal punto di vista anti-sismico, così come un terremoto di magnitudo 4 può avere un risentimento sismico pari al 9°/10° grado Mercalli (vedi Ischia 2017) se si verifica in zone densamente abitate con costruzioni che non rispettano le tecnologie antisismiche. Altro mito da sfatare è la credenza che la scala Mercalli non venga più utilizzata: è invece di fondamentale importanza per capire l’impatto dei terremoti sui territori e la portata dei danni, tanto che i dati vengono riportati di scossa in scossa dalle autorità ufficiali (INGV e Protezione Civile)

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Per l’USGS, United States Geological Survey, la scossa di terremoto della notte a Catania è stata invece di magnitudo 5.1. Fatto sta che il bilancio è pesantissimo: i feriti ricoverati in ospedale sono 28, fortunatamente nessuno in pericolo di vita; le case distrutte centinaia, quelle danneggiate migliaia. Gli sfollati che passeranno la notte fuori casa sono migliaia. La Regione Sicilia si sta organizzando per ospitare negli alberghi e in altre strutture tutti gli evacuati, mobilitando contemporaneamente centinaia di tende da campeggio per eventuali ulteriori necessità.

Adesso preoccupa l’evoluzione dell’attività eruttiva dell’Etna. Gli esperti sono tutti preoccupati. Il prof. Mauro Rosi, docente di vulcanologia all’Università di Pisa, teme “dinamiche ulteriori con possibili aperture di nuove bocche di eruzione a quote più basse. Se ciò si verificasse avremmo una eruzione più voluminosa con avanzamenti del magma che potrebbero avvicinarsi ai centri abitati. L’Etna è caratterizzato da uno spostamento verso il mare del lato orientale che è la causa della rottura della faglia e quindi del terremoto. Fintanto che sono in corso questi movimenti non siamo fuori dalla possibilità che si verifichino ulteriori scosse di terremoto. Si tratta di una eventualità che al momento non può essere esclusa“.

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Il Direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV, Eugenio Privitera, ha confermato che “Non si può escludere un’apertura di bocche a quote minori da dove si sono aperte adesso, in particolar modo nella zona di Piano del Vescovo a sud della Valle del Bove. Se ci riuscirà, non lo sappiamo. Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo in quella zona. La forte sismicità non ci lascia tranquilli. Vediamo come evolverà. Il terremoto è un evento singolo. La situazione ricorda quella dell’ottobre del 1984 che provocò un morto a Zafferana Etnea: è sempre la faglia di Fiandaca, che quando si muove è pericolosa“.

Insomma, sia i tecnici che le autorità continuano a lanciare l’allarme rispetto a una situazione già grave, che rischia di degenerare ulteriormente. Per questo il monitoraggio della protezione civile resta massimo in stretto raccordo con i centri di competenza (Ingv e Unifi) e con la Regione Siciliana.

 

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