Reggio Calabria, boss della ‘Ndrangheta al carcere duro dava ordini agli affiliati tramite moglie e lettere con allusioni religiose [NOMI]

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Reggio Calabria, ricostruite le dinamiche interne alla cosca Libri, tra le più potenti della ‘ndrangheta cittadina

L’operazione ‘Libro Nero’ condotta oggi dalla squadra mobile di Reggio Calabria contro la cosca ‘Libri’ ha fatto emergere il ruolo apicale ricoperto, in seno alla cosca, dal detenuto Antonio Caridi il quale, in base alle intercettazioni, aveva ereditato il ruolo di capo cosca direttamente dal defunto suocero Domenico Libri, detto ‘don Mico’, storico patriarca dell’omonima potente cosca reggina. Nonostante Caridi fosse sottoposto al carcere duro, scrivono gli inquirenti, “ha continuato ad impartire direttive agli affiliati liberi, attraverso i colloqui con la moglie Rosa Libri, figlia di Domenico, e con l’avvocato Giuseppe Putortì, suo difensore di fiducia. Il detenuto faceva giungere all’esterno le sue disposizioni anche attraverso missive, dal contenuto criptico e con allusioni religiose, che spediva a Saverio Pellicanò il quale le consegnava, a sua volta, a Rosa Libri”. Dalle indagini si evince, prosegue la procura, “che l’avvocato Putortì portava a destinazione le direttive impartite dal detenuto, incontrando personalmente alcuni esponenti della cosca, sia presso il proprio studio che in altri luoghi, dando peraltro loro utili indicazioni in merito, ad esempio, ad eventuali attività commerciali da acquistare al fine di accrescere il potere economico dell’organizzazione criminale”.

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