Oliverio e Falcomatà travolti da scandali e inchieste, Pd in imbarazzo: partito nel caos verso le elezioni

StrettoWeb

Oliverio e Falcomatà: il Governatore della Calabria e il Sindaco di Reggio sono travolti da scandali e inchieste e la loro popolarità è ai minimi storici, ma il Pd del giustizialismo sciacallo si scopre garantista a convenienza e non riesce ad andare oltre. Verso le elezioni un disastro annunciato

La classe dirigente della sinistra che in Calabria governa praticamente tutto da oltre cinque anni è stata duramente colpita da scandali e inchieste che ne hanno già ampiamente minato la credibilità. Tuttavia, agli occhi della popolazione reggina e calabrese, non c’era bisogno della magistratura per certificare l’inefficienza politica e amministrativa che ha portato al disastro del funzionamento della macchina pubblica in Calabria. Emblema di questa stagione sono il Presidente della Regione, Mario Oliverio, eletto nel novembre 2014, e il Sindaco della principale città della Regione, Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, eletto nell’ottobre 2014 dopo due anni e due mesi in cui il suo Pd aveva commissariato il comune reggino, su auspicio dello stesso Falcomatà e dei suoi compagni di partito. Il Partito Democratico, quindi, amministra Reggio Calabria da oltre sette anni, mentre controlla la Regione quasi ininterrottamente da 15 anni, con la breve parentesi di Scopelliti eletto a metà 2010 ma dimesso ad inizio 2014. Una scelta rarissima nella recente storia d’Italia: l’ex governatore calabrese è stato l’unico politico a dimettersi da un’importante carica istituzionale di un ente locale. Dopo la stagione di Agazio Loiero, è arrivato quindi Oliverio a dare continuità alla politica di sinistra della Regione Calabria.

Adriana Sapone/LaPresse

Ma negli ultimi mesi il governatore è stato travolto da scandali e inchieste. A maggio 2018 la prima indagine per abuso d’ufficio in un’inchiesta della procura di Catanzaro. A dicembre 2018 il secondo avviso di garanzia, sempre per abuso d’ufficio, per un’altra inchiesta della Guardia di Finanza di Cosenza e il successivo provvedimento del gip che dispone l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore. L’accusa della DDA (che aveva chiesto gli arresti) è pesantissima: avrebbe garantito un finanziamento da oltre 4 milioni di euro a una ditta vicina alla ‘ndrangheta per realizzare i nuovi impianti sciistici di Lorica e l’aviosuperficie di Scalea, chiedendo in cambio di rallentare i lavori di piazza Bilotti a Cosenza per ostacolare l’attività amministrativa del sindaco di centro/destra Mario Occhiuto. Dopo pochi giorni ha ricevuto un terzo avviso di garanzia, stavolta per corruzione, ma dopo qualche mese la Cassazione chiede l’annullamento dell’obbligo di dimora, scagionandolo da tutte le accuse.

Adriana Sapone/LaPresse

A maggio 2019 la Procura di Catanzaro chiede nuovamente l’arresto di Oliverio per un’inchiesta su grossi appalti pubblici del cosentino (la metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical e il nuovo Ospedale di Cosenza), ma il gip respinge la richiesta. Nell’inchiesta emerge l’intervento del governatore calabrese per spingere numerosi consiglieri comunali di Cosenza a dimettersi e provocare la decadenza del sindaco Occhiuto, che effettivamente è stato costretto ad abbandonare l’incarico ma poi si è ricandidato ed è stato rieletto con un consenso plebiscitario, supportato dai partiti del centro/destra e da numerose liste civiche.

Oggi l’ennesima inchiesta della Guardia di Finanza di Catanzaro che ha portato al sequestro preventivo di 95.000 euro nei confronti dello stesso Oliverio che avrebbe distratto fondi pubblici destinati alla promozione turistica della Calabria per scopi personali e politici.

Analogo il percorso del Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che a febbraio 2019 ha ricevuto un avviso a giudizio con accuse pesantissime (“abuso d’ufficio e falso“) per le irregolarità nell’assegnazione del Miramare. Un’inchiesta che ha travolto tutta la Giunta (l’ex assessore Marcianò, che ha scelto il rito abbreviato, è già stata condannata a un anno di reclusione nonostante avesse la posizione meno grave di tutta l’Amministrazione), che si aggiunge ai precedenti indizi dei rapporti tra il giovane Sindaco Pd di Reggio Calabria e le cosche della ‘Ndrangheta emersi da alcune intercettazioni che hanno svelato il legame, particolarmente stretto, tra il Sindaco e Serafina Libri, figlia del noto boss don Pasquale Libri nonchè cugina dei Libri arrestati pochi giorni fa nella maxi operazione “Libro Nero” che ha letteralmente “decapitato” il Pd locale. Nell’inchiesta sono finiti agli arresti domiciliari il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Sebi Romeo, il segretario del Pd di Melito di Porto Salvo, Concetto Laganà e il dentista Giuseppe Tortorella, assessore all’Urbanistica nella Giunta di Falcomatà padre negli anni ’90, accusato di associazione mafiosa, intercettato a svelare particolari sconvolgenti sul suo “modo di agire” con cui si paragonava a Totò Riina. Nell’inchiesta è stato pesantemente coinvolto anche Demetrio Naccari Carlizzi, cognato dell’attuale Sindaco Falcomatà, accusato di “concorso esterno in associazione mafiosa“.

E’ vero, da un lato, che di indagini e inchieste che colpiscono importanti personaggi politici di tutti i livelli e di tutti i partiti, in Italia ce ne sono tante. Ma è anche vero che il Partito Democratico, e in modo particolare questo Partito Democratico, quello calabrese, ha creato le figure di Oliverio e Falcomatà proprio cavalcando l’onda della morale e della legalità con lo stesso vergognoso giustizialismo manettaro che oggi è diventato una bandiera del Movimento 5 Stelle. Oliverio e Falcomatà sono nati e cresciuti politicamente, arrivando a ricoprire il loro attuale incarico, nella sinistra anti-berlusconiana e anti-scopellitiana che faceva un uso politico delle inchieste della magistratura per strumentalizzarle contro l’avversario di turno, com’è successo con Berlusconi su scala nazionale e con Scopelliti su scala locale. Sia Berlusconi che Scopelliti, però, hanno rassegnato le dimissioni, rispettivamente nel 2011 dal Governo e nel 2014 dalla Regione Calabria, e hanno scontato la loro pena (Scopelliti in modo particolare, si trova ancora recluso in carcere da un anno e mezzo).

Invece il Pd giustizialista che ha cavalcato la bandiera della legalità, oggi non molla un centimetro e i suoi rappresentanti Oliverio e Falcomatà, nonostante indagini e inchieste ben più gravi rispetto ai loro predecessori, restano al loro posto. Non solo. Entrambi stanno lavorando per ricandidarsi (!!!) alle imminenti elezioni Regionali e Comunali, e addirittura una parte (quella più spostata a sinistra) del partito li appoggia e li sostiene, mentre lo spirito più moderato e democristiano interno al Pd tenta di ostacolarli “quantomeno per un minimo di dignità politica“.

Oliverio e Falcomatà si auto-incensano come paladini della buona politica, con parole che ai loro concittadini suonano in modo particolarmente stonato. Perchè se fossero solo quelli giudiziari, i problemi degli amministratori comunali e regionali reggini e calabresi, sarebbe il meno. Il problema reale è che in tutti questi anni hanno affossato una terra già sofferente con una politica miope, sommaria, distaccata e completamente disinteressata dai bisogno della gente. Hanno fatto poco, per fortuna, perchè quel poco che hanno fatto è stato talmente tanto dannoso che i reggini e i calabresi sono arrivati persino a rimpiangere gli anni dei commissariamenti o dei presidenti facenti funzione.

Oliverio, bramoso di essere ricandidato (perchè probabilmente convinto di essere rieletto!), ha detto nei giorni scorsi di aver “messo la Calabria sul binario della crescita anche se c’e’ tanta strada da fare. Questo lavoro non si deve fermare. […] Ho dato la mia disponibilità a scendere in campo per proseguire l’impegno e portare a compimento un ciclo di governo che in questi anni è stato finalizzato a tirare la Calabria fuori dalla palude. Nessuno poteva immaginare che la crisi strutturale calabrese si potesse risolvere con un semplice colpo di bacchetta magica. Oggi, possiamo dire di aver messo la Calabria sul binario giusto. Un’opera di siffatta portata  non poteva essere fatta con un colpo magico in una breve stagione. E’ un lavoro arduo che deve necessariamente essere proseguito e deve ancora vincere forti resistenze. E’ evidente che chi tenta di contrastare questo percorso si sente orfano della vecchia Regione. La scelta è quella di camminare lungo questa direttrice o favorire un ritorno all’indietro“.

Con gli stessi toni, il coordinatore del Pd di Reggio Calabria, Giovanni Puccio, ha espresso nei confronti del Sindaco Falcomatà (che su facebook scrive testualmente di essere “lodato, apprezzato e amato”), ha esaltato l’attività di Falcomatà in riva allo Stretto: “in questi anni ha dimostrato una grande capacità amministrativa in un contesto difficile e in condizioni finanziarie devastanti […] La buona amministrazione Falcomatà è resa palese ed incontestabile dai risultati che tutti i reggini possono valutare. La costante azione di contrasto ad ogni forma di illegalità, la trasparenza sui bilanci, l’apertura di importanti opere pubbliche, il miglioramento dei servizi, il rilancio delle attività culturali, sociali ed economiche, i numerosi interventi per ridare dignità agli istituti scolastici e all’arredo urbano, l’ampliamento e rafforzamento della raccolta differenziata a difesa dell’ambiente, la costante attenzione al miglioramento del servizio di trasporto pubblico locale con un punto di merito relativo alla lotta al precariato che ha consentito di dare certezze a tanti lavoratori”.

Un mondo parallelo, una realtà virtuale rispetto alla quotidianità che i reggini e i calabresi sono costretti a subire. Da un lato c’è la gente che non vede l’ora di liberarsi di questi amministratori in modo democratico, alle prossime elezioni. Dall’altro c’è un partito sempre più distante dalla gente, che non recepisce le pulsioni e le esigenze dell’elettorato e va incontro a un naufragio politico ed elettorale che in Calabria e a Reggio si prospetta molto più grave persino rispetto alle recenti debacle nazionali. Con la Calabria che può diventare un laboratorio nazionale: alcuni renziani, come il Sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, hanno già preso le distanze da questo Pd rimasto così sbilanciato a sinistra in Calabria, e ha annunciato aperto sostegno alla corsa alla Regione del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Anche a Reggio è alta la probabilità che a sfidare Falcomatà siano almeno due candidati importanti, uno della destra più radicale e un altro tipicamente democristiano, che potrebbe raccogliere la convergenza trasversale di Forza Italia e una parte del Pd deluso da Falcomatà.

Intanto il dato è che abbiamo un Sindaco e un Governatore travolti dagli scandali e un partito incapace di ripulirsi e rinnovarsi, stretto nella morsa del suo stesso giustizialismo sciacallo che oggi s’è trasformato in un evidente garantismo di convenienza, tra l’altro con l’aggravante di non palesare neanche un minimo di autocritica per una situazione ai limiti dell’imbarazzo.

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