“SpazzaTour”, montagne di merda e incendi tossici porta a porta: il 2020 della Reggio Calabria di Falcomatà

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Reggio Calabria sommersa dai rifiuti: un disastro firmato Falcomatà. Il Sindaco ha voluto insistere con questo balordo metodo di raccolta differenziata “porta a porta” che da anni provoca disagi in città e negli ultimi mesi è definitivamente esploso, la situazione è diventata insostenibile

Il 2020 di Reggio Calabria è iniziato nel modo peggiore possibile: la città è letteralmente seppellita da montagne di rifiuti maleodoranti, ammassati all’ingresso di ogni porta e portone a causa dei disservizi della raccolta differenziata comunale voluta e difesa dal sindaco Falcomatà nonostante il totale fallimento di questo sistema era chiaro già da anni, quando era stato sperimentato nei primi quartieri cittadini. Adesso, proprio nel periodo delle festività natalizie, in alcuni quartieri non si vede alcun operatore a svuotare i mastelli da 16 giorni. In molte zone, anche centrali, si stanno verificando incendi tossici e pericolosissimi, a pochi metri dai portoni. I più anziani non ricordano scenari simili neanche negli anni bui della città.

Non è una sorpresa, su StrettoWeb lo scriviamo dal 2015: in nessuna città del mondo la raccolta differenziata funziona con il “porta a porta”, che è un metodo ad esclusivo utilizzo dei piccoli paesini dell’entroterra, dei borghi con poche migliaia di abitanti, o di piccoli quartieri periferici delle grandi città con aree residenziali che hanno una conformazione urbanistica adatta a questa raccolta, cioè ville e villette a schiera senza grandi condomini.

Eppure a Reggio Calabria, Falcomatà ha voluto perseverare prendendosela con i cittadini, definiti “lordazzi“: oltre al danno la beffa per i reggini (che cinque anni fa l’avevano votato in massa), che pagano una delle TARI più alte d’Italia senza avere alcun servizio in cambio. Eppure il Comune ha debiti milionari nei confronti dell’AVR: dove vanno a finire i soldi dei contribuenti? E perchè non si fa chiarezza sulla più grande truffa di questa differenziata, cioè sulla mancata differenziazione dei rifiuti che vanno a finire prevalentemente tutti in discarica nonostante dentro le mura domestiche la gente si sacrifica per distinguere con attenzione la plastica dal vetro, la carta dall’umido ecc. ecc.?

Insomma, è un disastro che adesso si aggrava con la scelta di Falcomatà di “internalizzare” tutti i servizi al Comune, come se il problema fosse l’AVR. Il Sindaco – di fatto – distrugge la “Primavera di Reggio” che suo padre Italo aveva realizzato venti anni fa istituendo le società miste pubblico-private, che negli anni hanno funzionato egregiamente. Un passo indietro clamoroso, che lascia immaginare come nei prossimi mesi la situazione potrà soltanto peggiorare.

Altro che “acqua pubblica” e “internalizzazioni” degne del peggior statalismo ormai superato da 30 anni in tutto il mondo occidentale: in una città che inizia il 2020 senz’acqua nei rubinetti e con i portoni sommersi dai rifiuti, bisognerebbe privatizzare tutto. Costruire un grande termovalorizzatore, dare in gestione a manager di aziende private la gestione dell’approvvigionamento idrico e della raccolta dei rifiuti, e certamente con tutti i soldi che i cittadini pagano a fronte di servizi inesistenti, ci sarebbe nel giro di poco tempo un servizio molto più valido ed efficiente. E la gente sarebbe ben lieta di pagare per avere servizi funzionanti, e di vivere in una città pulita e decorosa.

Invece non ci restano altro che gli “SpazzaTour“, l’attrazione (sigh) turistica più importante della città. Dopo Napoli e Roma, però, peccato che oggi a Reggio Calabria non viene nessuno dei grandi giornalisti d’inchiesta del nostro Paese o delle principali trasmissioni di denuncia televisive: i casi partenopei e capitolini sono diventati nazionali e internazionali, di Reggio Calabria invece non interessa a nessuno. E la città resta sommersa dai rifiuti nell’indifferenza di un Governo “amico” (il Sindaco Falcomatà è del Pd, governa da oltre 5 anni come il governatore regionale Oliverio, suo compagno di partito, che è tornato al governo dopo la breve parentesi gialloverde). Quale destino per i poveri reggini?

Dopo gli allarmi (inascoltati) dell’ASP per l’emergenza igienico-sanitaria, il rischio sempre più concreto è quello di proteste eclatanti. Sui social sta già montando la rabbia, più che comprensibile, di una comunità che da troppo tempo chiede aiuto ma rimane inascoltata.

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