Vita da giornalista pendolare a Reggio Calabria: “altro che Coronavirus, questa è la mia quotidianità sui mezzi pubblici” [FOTOGALLERY]

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Il Coronavirus, la Calabria e i mezzi pubblici: racconto di una routine quotidiana

La Calabria è la regione italiana meno colpita dal Coronavirus, per ora. Fino a questo momento i casi accertati sono quattro: uno nel cosentino, due a Catanzaro (marito e moglie) e uno a Reggio Calabria. In tutte le altre Regioni ce ne sono di più, persino la minuscola Valle d’Aosta (che ha venti volte meno gli abitanti della Calabria) è arrivata a 5 casi. E’ altamente probabile che le persone infette siano molte di più rispetto a quelle note, ma quest’ipotesi in ogni caso non dimostrata, vale per tutte le Regioni.

Il più grande fattore di rischio, ad ora, sono le troppe persone che dal Nord, approfittando della chiusura di scuole e università, stanno tornando in Calabria per trascorrere questi giorni con la propria famiglia, quasi come se fossimo in vacanza e non in piena emergenza. Comprensibili le loro ragioni, ma è un comportamento che, se non segue la prassi stabilita, ovvero quella della quarantena, potrebbe determinare nuovi focolai. Tutti i casi registrati nella regione, infatti, sono riconducibili a contagi contratti al Nord, nelle zone rossa e gialla soprattutto. Si tratta di un momento storico in cui muoversi e viaggiare dalla zone a rischio verso zone non infette potrebbe essere quasi paragonabile ad un atto criminale, e non a caso alcuni comuni hanno previsto sanzioni in tal senso.

Qualche giorno fa, quando ancora in Calabria avevamo soltanto il caso di Cetraro, abbiamo già provato a spiegare come mai Il Coronavirus fatica ad arrivare in Calabria: perchè non è una bella notizia. Oggi che i casi sono quattro possiamo pensarla diversamente? Assolutamente no. Basti pensare a quanto accaduto meno di un mese fa nel Nord Italia: dopo il primo caso accertato, gli altri sono emersi e si sono moltiplicati a vista d’occhio, arrivando a diverse decine nel giro di 24 ore, centinaia in tre giorni e migliaia in meno di una settimana. Qua non sta succedendo la stessa cosa, perché non c’è alcun focolaio. Ci sono casi isolati provenienti dal Nord e se l’epidemia è così lenta è per una spiegazione molto semplice: la carenza di lavoro, la mancanza di persone che si spostano frequentemente, che viaggiano, che incontrano altra gente, gioca per una volta a nostro favore. Purtroppo o per fortuna, potremmo dire.

Io, giornalista pendolare, abito in un paese della provincia reggina. Per arrivare in redazione ho scelto da anni di non spostarmi con l’automobile, ma con i mezzi pubblici. Prendo un autobus che parte al mattino presto e arriva a Reggio Calabria dopo circa 45 minuti. Fa soltanto una sosta a Villa San Giovanni. Al ritorno, invece, prendo un treno che parte dal capoluogo e torna verso la provincia. Molti mi chiedono, in questi giorni, “ma perché non lavori da casa? Non hai paura di prendere il Coronavirus?”. Certo che ho paura, ho paura come tutti quelli che hanno compreso che si tratta di un’epidemia molto virulenta e pericolosa, ma sono quasi certa che se il virus riuscirà a profanare le mie narici e la mia gola, non sarà di certo perché lo prendo sui mezzi pubblici. E le foto che allego a corredo di questo articolo ne sono la prova.

Badate bene, però, cari lettori di StrettoWeb, perché ciò che vedrete in queste foto non è dovuto al Coronavirus: sono state scattate qualche giorno fa, quando ancora in Calabria non c’erano casi conclamati di persone infette. Ciò che vedete è la Calabria sempre, tutto l’anno. E’ ciò che io vedo ogni giorno da anni. Pochi si spostano e ancora meno prendono i mezzi pubblici. Una risorsa fondamentale per lo sviluppo di un territorio, che però alle nostre latitudini è relegata a seconda scelta. La scelta di ‘chi non può fare diversamente’. Le foto che vedrete mostrano strade, stazioni, vagoni e autobus semi-vuoti. Desolati. Con un’affluenza bassissima. Le ho scattate sia all’andata che al ritorno, sia a Reggio che nel mio piccolo comune. La gente si sposta poco e se si sposta lo fa con mezzi propri.

Al Nord, invece, non è così. In ogni singola regione del Nord spostarsi con i mezzi pubblici è ciò che fanno migliaia di persone ogni giorno. E lo fanno non perché non abbiano altra scelta, ma perché è la scelta più intelligente in molti casi. Fino a qualche anno fa, abitando in Piemonte, prendevo il famoso treno interregionale che, quasi ogni ora, da Milano va verso Torino e viceversa. Oggi, ovviamente, non sarei mai salita su quei vagoni dove studenti e lavoratori pendolari erano stipati a mo’ di sardine. Ma continuo a salire, se l’emergenza non diventerà totale e se non bloccheranno i treni, su quella corsa che da Melito Porto Salvo arriva a Rosarno. E il Coronavirus non lo prenderò là sopra, magari in altri posti, ma non lì.

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