Chiudono i Supermercati e cancellano i Traghetti: così le ordinanze di Sindaci e Governatori stanno aumentando gli assembramenti e il Coronavirus ringrazia

StrettoWeb

La sensazione è che la situazione stia sfuggendo di mano e che nessuno stia valutando seriamente un ragionamento così elementare: più folla=più contagi

Alla faccia delle misure di sicurezza. Anche oggi sui traghetti per Messina si viaggia stipati come sardine, in barba alle misure sanitarie contro il coronavirus e alla regola della distanza di sicurezza di almeno un metro uno dall’altro. Le immagini a corredo dell’articolo e inviate da un nostro lettore sono emblematiche e certamente preoccupanti. Da due giorni a questa parte il governatore Musumeci ha chiesto e ottenuto dal Governo che la Sicilia venisse letteralmente blindata, con controlli serrati nei punti di accesso dell’isola e con il taglio netto dei collegamenti via mare. Un scelta folle, se non addirittura suicida,  se si considera che migliaia di siciliani e calabresi, tra medici, infermieri, forze dell’ordine e malati, ogni giorno continuano ad attraversare lo Stretto di Messina. I collegamenti sullo Stretto sono stati ridotti a quattro corse giornaliere (andata e ritorno): così più che scongiurare ulteriori contagi di coronavirus, li amplifichiamo.

In queste ore, da parte di sindaci e presidenti di Regione di un po’ tutta Italia, assistiamo ad una corsa schizofrenica alle ordinanze, che, precisiamo, al momento sono in contrasto con le linee del Governo. La sensazione è di assistere a deliri di onnipotenza e che la situazione sia sfuggendo di mano. Nessuno sta valutando seriamente un ragionamento così elementare: più folla=più contagi.

Domenica in Sicilia tutti i negozi rimarranno chiusi e anche i supermercati avranno le saracinesche abbassate. Ma anche in questo caso la linea dell’intransigenza di Musumeci è in contrasto con quella di Palazzo Chigi, che proprio oggi ha precisato che i negozi di generi alimentari saranno aperti nel weekend.

La decisione di ridurre gli orari dei supermercati o blindare una regione genera un effetto boomerang. Politiche come queste scatenano la confusione e l’isteria collettiva. Al nord il fatto che molte grandi catene di supermercati abbiano già deciso in autonomia di modificare gli orari di apertura e chiusura dei loro punti vendita ha causato un nuovo assalto ai supermercati, con centinaia di persone in fila per fare la spesa. E il coronavirus ringrazia.

Anche l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera  aveva definito “un grave errore” la riduzione degli orari decisa dalle grandi catene. “ Non c’è un’ emergenza alimentare, non creiamo il panico nella gente che pensa di non trovare da mangiare, si affollerà e già oggi ci sono code molto lunghe perché si rispettano le regole del distanziamento. Non ha senso chiudere alle 18“. Dello stesso parere l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli: “I supermercati dovrebbero essere aperti h24, con regole precise dal punto di vista del numero degli ingressi, per evitare gli assembramenti – ha detto. Se io mi affaccio alla finestra di casa, vedo già persone in coda dalle prime ore del mattino per fare la spesa, che cercano di mantenere le distanze, ma che sono comunque in fila. Se si riducono gli orari, le persone non riescono a diluirsi. Per questo mi sembra l’ultima idea da portare avanti”.

Anche il ministro Boccia nel coordinamento con Regioni, Anci e Upi ha chiesto oggi di “non fare ordinanze singole perche’ non incidono se non sono omogeneizzate con le indicazioni dello Stato” e di “aspettare il governo, che dal primo momento sta lavorando per omogeneizzare sempre piu’ le misure”. Ora “quello che conta e’ quanti posti di terapia intensiva vengono aperti ogni giorno questa deve essere la nostra comune ossessione collettiva per salvare la vita degli italiani”. “Non conta quante ordinanze si fanno perche’ alla fine dell’emergenza tutti saremo giudicati sull’aumento delle terapie intensive su quante vite umane si saranno salvate e su come e quanto avremo difeso il diritto universale costituzionale alla salute”. 

Siamo tutti spaventati dal coronavirus, sappiamo perfettamente quanto insidioso e letale sia questo virus. Sappiamo quante vite si porta via ogni giorno e con quanto spirito di sacrificio lavorano i nostri medici. Per questo sappiamo anche perfettamente che dobbiamo restare il più possibile a casa. Ma blindare lo Stretto di Messina o chiudere i supermercati la domenica crea esattamente ciò che in questo momento dobbiamo evitare più di ogni altra cosa: gli assembramenti. E tutti in questo momento, più che sentirci blindati, vorremmo sentirci tranquilli. Sarebbe bello se i nostri politici prendessero ad esempio la città di Vo’ e pretendessero tamponi a tappetto sulla popolazione. Non è blindandoci che vinceremo questa guerra, ma affidandoci alla scienza.

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