Barcellona P.g, questione PRG: luci ed ombre di uno strumento urbanistico già invecchiato

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comune barcellona messinaSono passati anni ed ancora sulla variante del Prg è silenzio tombale, o quasi. Tanti gli interrogativi su una vicenda che fa acqua da tutte le parti. Ma a chi giova perder tempo? Quali i motivi reali di un simile ritardo? Il primo passo del nuovo Prg avvenne nel 1991, allorquando l’Amministrazione Comunale del tempo decise di  procedere alla revisione del vecchio Prg, progettato da Bonafede e Carrozza nel 1977, ed entrato in vigore nel 1979. L’incarico della redazione del nuovo piano venne conferito nel 1992, ma tra vari iter procedurali, fasi contrattuali prolisse, si dovette attendere fino al 2002 per avere dai progettisti l’elaborazione finale del piano. Tale piano, rispetto allo strumento urbanistico del 1979, vide subito un ridotto incremento delle zone di espansione della città, giustificato dal fatto che il Comune del Longano presentava uno scarso aumento demografico. Aumentò invece in maniera esponenziale il settore delle aree pubbliche per attrezzature, servizi e parchi. Un aumento considerevole lo subì anche il settore delle attività produttive (ASI aree di sviluppo industriale ). L’approvazione del Prg, dopo parecchi anni di stasi, si materializzo l’8 febbraio del 2007, con decreto firmato dalla Regione Sicilia. Data che tutti si auspicavano potesse essere quella definitiva per la gestione, l’uso del territorio, e per il lavoro dei tecnici che operano a Barcellona Pozzo di Gotto, ma ancora oggi, tra una serie di tira e molla generali, persistono diverse zone d’ombra, dimostrate dalle “stranezze” della presa d’atto, firmata lo scorso agosto dal Sindaco Maria Teresa Collica. Una presa d’atto che, questo secondo indiscrezioni, potrebbe anche non essere portata in Consiglio comunale, con la conseguente nomina di un Commissario per l’approvazione finale. Ad oggi dunque rimane tutto in una fase aleatoria. Per non parlare dei vincoli preordinati all’esproprio come definiti gli articoli 9-11 del Testo Unico in materia di espropriazione: i vincoli preordinati all’esproprio, lo ricordiamo, hanno durata 5 anni; entro tale termine può essere emanato il provvedimento che comporta la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Qualora non dovesse essere dichiarata tempestivamente la pubblica utilità, il vincolo preordinato all’esproprio decadrebbe. In un solo caso il vincolo potrebbe non cessare, ovvero se non dovesse essere reiterato attraverso approvazioni di una variante, ma nel caso specifico sarebbero già passati più di cinque anni dall’approvazione del piano. Dunque, passati i cinque anni, cosi come di fatto sono passati, tutti quei proprietari che nel tempo sono stati intaccati dal vincolo di espropriazione, entrano di fatto nuovamente in possesso dell’uso del loro bene. Quali le responsabilità dell’Ente Comune allora?  “Che tutte le nuove zone interessante in un primo momento  al vincolo di espropriazione – cosi come ci dichiara un architetto – non possono più essere realizzate”. Quindi, alla luce di quanto sopra descritto, il Prg rappresenterà la futura conformazione della città e del territorio comunale e stabilirà  le direttive e i vincoli necessari per attuarlo, tenendo conto delle condizioni dell’ambiente e delle esigenze della popolazione, esigenze che sono state già abbondantemente superate.

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