Afghanistan, Draghi schiera l’Italia contro i talebani mentre Conte strizza l’occhio ai terroristi: il clamoroso cortocircuito dei “progressisti”

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Afghanistan, sulla presa del potere dei talebani a Kabul il più clamoroso cortocircuito della sinistra occidentale

Mentre Kabul è piombata nel caos dei rastrellamenti dei talebani, che irrompono casa per casa alla ricerca di artisti, attivisti e persone che si erano schierate contro il regime e dalla parte della democrazia, in Italia abbiamo assistito ieri alle surreali dichiarazioni dell’ex premier Giuseppe Conte che, sulla falsariga del mondo della sinistra occidentale, ha parlato di  “necessità di un serrato dialogo con il nuovo regime talebano, che si è dimostrato abbastanza distensivo”.

Il dramma dell’Afghanistan innesca un clamoroso cortocircuito nei cosiddetti “progressisti” occidentali, quelli che pretendevano che le nazionali si inginocchiassero agli europei contro il razzismo, quelli delle grandi piazze gremite per Black Lives Matter, o quelli che si battono per i (sacrosanti) diritti delle comunità LGBT e omosessuali, quelli di Fedez e dei vip della campagna per la legge Zan, gli stadi arcobaleno, i pride, le manifestazioni pro Palestina, o addirittura degli scioperi degli studenti che si sono mobilitati per il surriscaldamento globale. Adesso, per l’Afghanistan, sono diventati tutti telebani e stanno incredibilmente dalla parte dei terroristi.

Per fortuna è subito intervenuto Mario Draghi che, in concerto con gli altri grandi leader europei (Merkel e Macron), ha posizionato l’Italia dalla parte giusta, l’unica possibile. Quella che deve “contrastare il terrorismo e difendere i diritti delle donne“.

Perché, oltre gli errori più o meno comprensibili nella difficile gestione della pandemia, in politica c’è un abisso tra le persone serie e le nullità.

Ci vada Conte con tutte le sue “bimbe” a Kabul sotto il regime “distensivo” talebano con cui vuole dialogare. Al loro posto vengano in Italia gli afghani in fila all’aeroporto in cerca di un volo per la libertà. Saremo senza ombra di dubbio un Paese migliore, con più giovani entusiasti di voler costruire un futuro e meno ambiguità.

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